Arsenale, museo navale chiuso da tre anni
VENEZIA. Il nuovo museo navale è fermo al palo. Doveva essere il fiore all’occhiello dell’Arsenale aperto al pubblico, passato di proprietà al Comune nel 2014. Invece è chiuso da tre anni e mezzo. Lavori fermi alla “messa in sicurezza”. Ditta fallita, appalto gestito da Roma. E il progetto non decolla. Una delle eccellenze veneziane resta abbandonata o quasi. Aperto soltanto il Padiglione delle Navi, con ingresso a 5 euro incassati dalla Fondazione Musei. «Ha fatto 65 mila visitatori nel 2016», dicono in Comune.
Ma la convenzione firmata alla fine del 2014 tra Marina militare, Difesa servizi, Vela e Fondazione Musei è in scadenza. Che ne sarà del nuovo Museo Navale? Nella valanga di idee e progetti sull’Arsenale del futuro, si sta perdendo di vista quello che all’Arsenale c’è già e potrebbe rappresentare il volano del rilancio dell’intero complesso monumentale. Malumore dalle associazioni. Ma anche dalla Marina e dagli stessi addetti culturali.
Perché per rilanciare il Museo navale ci vorrebbe davvero poco. Manca e nessuno la porta avanti, un’idea di realizzare un “museo didattico”. Non solo per gli studenti, ma anche per gli adulti. In Europa gli esempi non mancano. «A Londra si può vistare il Belfast, come si fosse un membro dell’equipaggio», sta scritto in una relazione tecnica sul museo dimenticata nei cassetti, «a Milano, dove il mare non c’è e non c’è nemmeno un Arsenale con mille anni di storia, la nave Ebe e il sommergibile Toti sono in mostra al Museo della Scienza e della Tecnica». 40 mila persone pagano un biglietto solo per vedere questi due modelli. Anche a Genova, che certo non può competere con la storia veneziane e i monumenti dell’Arsenale, è stato realizzato un grande Museo del Mare opera di Renzo Piano. Esempio di didattica e di impresa. «Perché un museo pensato solo come luogo di esposizione non tiene più: il visitatore deve essere coinvolto». Lo fanno all’estero. A Suomenlinna, in Finlandia, ricorda un addetto ai lavori, si può vistare un battello sommergibile tedesco. L’isola è anche cantiere navale, e chiunque può passeggiare osservando le lavorazioni; basta attenersi alle limitazioni e alle indicazioni di sicurezza. In Danimarca e in Norvegia si conservano navi vichinghe, così a Stoccolma nel museo del Wasa. Ma anche Varna in Bulgaria conserva una torpediniera del 1911. E Atene, dove al Pireo c’è l’incrociatore Averoff, gemello dell’Amalfi, affondato nel 1915 davanti a Venezia. L’incrociatore è perfettamente conservato e visitabile. Infine il Belgio dove la nave scuola Mercator è un museo galleggiante, pronta a salpare.
Perché non realizzare tutto questo all’Arsenale? La Marina è pronta a dare la sua disponibilità, ma il progetto va a rilento. L’idea è quella di fare entrare i visitatori dal Museo con entrata a San Biagio, poi dopo aver visitato i nuovi allestimenti farli uscire verso il piazzale della Campanella e la Teza del Bucintoro per far loro visitare il sottomarino e la motozattera.
Perché non si è fatto? La richiesta alla Marina di avere a disposizione le aree data ormai al 2014. Quando il sindaco Giorgio Orsoni aveva chiesto la disponibilità. Percorsi in sicurezza, con un circuito delimitato da catenelle che potrebbe consentire la vista dell’Arsenale – e della Darsena Grande – pur mantenendo la giurisdizione della Marina su alcune parti dell’area Sud. «In tanti si candidano per gestire l’Arsenale e lanciare idee», commenta sconsolato un ufficiale, «ma non si va avanti su progetti semplici e condivisi».
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