Arsenale, è polemica sui fondi privati
Il Bacino medio al Comune. Che lo gestirà insieme al Bacino piccolo per «attività di cantieristica navale». È la novità annunciata ieri all’Arsenale dal subcommissario Michele Scognamiglio, che ha presieduto la giornata di illustrazione ai cittadini del nuovo Documento direttore. Il bacino di carenaggio centrale sarà ceduto dal Consorzio al Comune, nell’ambito della spending review già avviata.
Un successo di partecipazione inaspettato quello di ieri, con centinaia di persone venute a discutere di linee guida e progetti futuri. Decine di tavoli di lavoro – modello Leopolda del Pd renziano – per lanciare idee, confrontarsi, discutere su idee e progetti.
La dirigente dell’Ufficio Arsenale Marina Dragotto ha illustrato le linee guida. «Abbiamo fatto una ricognizione e anche uno studio della sostenibilità economica per i restauri e il rilancio dell’area», dice, «adesso i progetti verranno valutati con bandi di gara». Diffidenti i comitati di Forum Arsenale, che hanno inviato una lettera al commissario Zappalorto e al subcommissario Scognamiglio. Chiedono di sospendere l’iter di approvazione del Documento, in attesa della nuova amministrazione «democraticamente eletta».
E anche di «cercare i finanziamenti europei, verificare le concessioni in essere, mettere a punto progetti compatibili in modo partecipato». «Così non va», hanno protestato ieri i comitati, per bocca di Stefano Boato, Jane Da Mosto, Marco Zanetti e molti altri, «si è capovolto il metodo: prima si cercano i finanziatori e poi si decide cosa fare. Bisogna fare il contrario: decidere progetti con la città, attività compatibili con la storia dell’Arsenale e poi cercare il modo di finziarli». Due scuole di pensiero opposte. «Diciamo la stessa cosa, non capiscono», si sfoga la Dragotto, «ma qualunque progetto se non ha una sostenibilità economica è destinato a fallire». «Noi vorremmo approvare il Documento direttore al più presto», conferma il subcommissario Scognamiglio, «il Piano particolareggiato lo farà invece la nuova amministrazione».
Sullo schermo scorrono gli studi della società Nai global Italia, «specializzata in consulenza strategica e nella gestione patrimoniale evoluta», incaricata dal Comune di tracciare ipotesi finanziarie. Si dovrebbero investire 250 milioni di euro, di cui almeno 200 di privati e 50 del Comune da recuperare con fondi europei del progetto Faro.
I tavoli discutono sugli scenari. Oltre ai comitati ci sono dirigenti delle società comunali, il direttore del Consorzio Hermes Redi, rappresentanti di Tethis e Cnr, Avm, imprenditori, architetti. Il processo partecipato, secondo il Comune, è proprio questo. Raccogliere proposte e suggerimenti per avviare il rilancio dell’Arsenale. Ma il Forum non ci sta: «La strada è già decisa, non occorrono grandi idee e finanziatori privati. Occorre verificare le concessioni in essere, di spazi pubblici affidati a privati, a cominciare dalla nuova sede del Consorzio Venezia Nuova. E poi sviluppare attività legate alla città, garantire subito tre accessi pubblici all’Arsenale. Da Nord, attraverso i Bacini e la Tesa 105, dal Giardino delle Vergini a Est, dalla Tesa delle Galeazze a Nord, dal nuovo Museo navale restaurato a sud. Percorsi pubblici che dovrebbero attraversare anche l’area adesso della Marina verso il piazzale della Campanella. Secondo lo studioso Pasquale Ventrice l’Arsenale dovrebbe diventare «la fabbrica laboratorio della creatività», utilizzando nuove tecnologìe per rilanciare l’artigianato e i mestieri storici. Secondo il Forum, è necessario che Actv rimanga nell’Arsenale Nord. «Con i due bacini a disposizione si potrebbe rilanciare la cantieristica e l’occupazione». Polemica a tratti accesa. Anche la Municipalità si mostra perplessa. E il segretario comunale del Pd Emanuele Rosteghin invita a «non perdere tempo nel rilancio dell’Arsenale, ma a lasciare all’amministrazione che sarà eletta la decisione sui progetti futuri». «Se discutiamo dell’Arsenale di proprietà del Comune», dice, «è merito dell’amministrazione precedente, che è riuscita a farselo dare dal governo». Sul futuro del grande complesso il dibattito è aperto.
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