Arsenale di Venezia, allarme per gli storici Bacini. «Diventeranno il magazzino del Mose»
VENEZIA. La “dead line” è fissata per il 12 settembre. Sarà quello con ogni probabilità il giorno in cui si deciderà il futuro dell’Arsenale Novissimo. Che potrebbe diventare per sempre il deposito e il cantiere delle paratoie del Mose. Il provveditore alle Opere pubbliche Roberto Linetti ha infatti convocato una Conferenza di servizi che dovrà pronunciarsi sulla proposta di delibera presentata dal Comune che modifica la destinazione urbanistica dell’area. E sul progetto del Consorzio, che prevede di allestire l’area del Bacino Grande di carenaggio e del Bacino medio a «ricovero» per le paratoie. Con la costruzione di un grande edificio nero tra i due bacini per ospitare le operazioni di manutenzione.
Protestano i comitati. «Perché trasformare l’Arsenale nel magazzino del Mose?» chiede da anni la Municipalità. Era stata proposta anche l’alternativa: le aree di Marghera. Lasciando l’Arsenale alla sua vocazione di spazio culturale aperto alla città. Da valorizzare con artigianato, attività compatibili e cantieristica. «Le attività di controllo del Mose possono anche restare lì», dice Marco Zanetti, di Venezia Cambia e Forum Arsenale, «ma portare qui la manutenzione delle paratoie significa stravolgere questo complesso monumentale».
Progetto proposto qualche anno fa. In parte ridotto come cubatura, dopo le proteste. Adesso il Comune lo supporta, come la Regione. La Soprintendenza aveva detto sì qualche anno fa, poi non si è più pronunciata. «È nostro dovere andare avanti con il progetto Mose», dice Linetti, «ci potrebbero essere anche alternative in alcune aree pubbliche di Marghera. Ma i tempi sono stretti, siamo già in ritardo. Bisogna valutare bene. Poi qui lo Stato ha già investito diversi milioni di euro».
Secondo il progetto i Bacini di carenaggio, unici in Adriatico, costruiti due secoli fa per la manutenzione delle navi in asciutto, dovrebbero diventare le “vasche” per le paratoie Mose. Ogni cinque anni come da progetto le 78 paratoie del Mose alle tre bocche di porto andranno completamente sostituite. Dunque - rotture e inconvenienti a parte - all’Arsenale almeno una paratoia al mese dovrà essere smontata, controllata, con verniciatura e sabbiatura. Via vai di rimorchiatori e del jack-up, la nave gialla attrezzata costa 62 milioni (più 8 per riparare gli errori di costruzione) realizzata per movimentare le paratoie.
Gli ambientalisti annunciano battaglia. «Potrebbe finire come l’altra volta», dicono, «quando sulla spinta del Consorzio di Mazzacurati e della Regione di Galan, il cantiere per la realizzazione dei cassoni in calcestruzzo venne allestito sulla spiaggia di Pellestrina». Un impatto ambientale fortissimo, che non ci sarebbe stato se i cassoni fossero stati costruiti altrove.
«Adesso si rischia di ripetere l’errore», avvertono. «Perché l’Arsenale con la sua lunga storia deve essere trasformato in un capannone industriale come tanti altri?».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia