Arrivano le barriere coralline

Jesolo. Le “reef ball” per combattere l’erosione della spiaggia, il 12 marzo un convegno in municipio

JESOLO. È arrivato il primo “reef ball”, per il momento solo in esposizione al pubblico. Le barriere coralline artificiali sono già protagoniste al Tropicarium di piazza Brescia che ha ospitato i manufatti in cemento speciale della Reef Ball Italia di Moreno Buogo, giunto a Jesolo per la presentazione. I reef ball per il momento sono diventati solo una curiosa attrazione, ospitati all’acquario di piazza Brescia, sede naturale per una simile struttura che nei progetti dovrebbe integrarsi all’ambiente marino per creare una barriera corallina artificiale a protezione della spiaggia e per il ripascimento naturale. Il 12 marzo in municipio saranno al centro di un convegno sull’erosione marina e le misure preventive da adottare per la protezione della costa, in collaborazione con l’Università di Napoli. Parteciperà il professor Mariano Buccino, docente di ingegneria costiera della Federico II, quindi il gruppo di ricerca diiIngegneria costiera di questo dipartimento, altamente specializzato nel settore. Buccino, in particolare, da 15 anni studia esclusivamente le barriere frangiflutti sia sommerse che a cresta bassa, con numerose pubblicazioni sulle principali riviste nazionali e internazionali. Sara Cirelli, biologa della Fondazione Reef Ball, affronterà l’aspetto ambientale e infine Buogo rappresenterà la Reef ball Italia.

«Le barriere sommerse», spiega Buogo, «rappresentano probabilmente l’unica soluzione strutturale per la difesa dei litorali in erosione, considerata compatibile con gli obiettivi generali di salvaguardia del territorio costiero. Essendo le problematiche inerenti all’erosione costiera elevate e molto complesse, e gli esiti incerti lo dimostrano, è importante che prima di porre in essere un’opera di difesa costiera le variabili siano studiate da esperti del settore. La risposta della spiaggia dipende da numerosissime variabili, quali estensione trasversale dell’opera, sommergenza, disposizione planimetrica, geometria. E sono solo le principali che vanno prese in considerazione per trovare la posizione migliore. Il gruppo di ricerca di Ingegneria Costiera dell’Università di Napoli Federico II è altamente specializzato in particolare nello studio delle barriere frangiflutti sommerse e la loro interazione con il moto ondoso è stata intensamente studiata negli ultimi 15 anni». Un’altra proposta, dunque, che potrà essere presa in considerazione su tutta la costa veneziana.

Giovanni Cagnassi

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