Arresti per mafia nelle aziende. «Per fortuna che c’è la magistratura»

Dopo le manette all’amministratore delegato della Fip, Mauro Scaramuzza, Cgil, Cisl, Uil plaudono alle inchieste che mettono a nudo le infiltrazioni delle cosche nell’economia veneta
MARIAN - CONVEGNO CGIL IN SALA CARRARESI - EMILIO VIAFORA MARIAN - CONVEGNO CGIL IN SALA CARRARESI
MARIAN - CONVEGNO CGIL IN SALA CARRARESI - EMILIO VIAFORA MARIAN - CONVEGNO CGIL IN SALA CARRARESI

VENEZIA. Dopo la notizia dell’arresto dell’amministratore delegato della Fip, il mestrino Mauro Scaramuzza, e di un altro manager dell’azienda (impegnata nella costruzione delle cerniere del Mose, da parte del Consorzio Venezia Nuova), per reati di mafia, i sindacati dei lavoratori non sembrano sorpresi.

«Noi lo diciamo da tempo che la malavita organizzata ha messo piede in Veneto» dichiara il segretario generale della Cgil regionale, Emilio Viafora «ci risulta che la Fip da molti anni ha esternalizzato molte delle sue attività e questo non è certo un bel segno. La magistratura deve andare fino in fondo con l’inchiesta, ma anche le forze sociali devono contrastare con tutte le loro e forze questo fenomeno. Non possiamo avere indugi perché le mafie distruggono l’economia sana e scardinano dalle fondamenta gli equilibri sociali, peggiorano la sicurezza negli ambienti di lavoro. Dobbiamo fare in modo che le aziende siano più trasparenti per evitare che siano i lavoratori inconsapevoli a pagare le conseguenze dei comportamenti illeciti e criminali dei loro datori di lavoro, fino a perdere il posto di lavoro. Regione e Stato non possono permettere che questo avvenga».

Lino Gottardello, segretario generale della Cisl veneziana, si complimenta con la magistratura che anche con questa inchiesta «lancia un segnale positivo perchè dimostra che la criminalità organizzata che cerca di intaccare anche il sistema economico e produttivo del Veneto e di tutto il Nordest si può contrastare efficacemente». «In un momento di grave crisi economica e occupazionale come quello attuale, più a rischio di infiltrazioni mafiose» dice Gottardello «non possono essere tolte risorse e sostegno alla magistratura inquirente, alla guardia di finanza e a tutte le altre forze dell’ordine pubblico. Le organizzazioni criminali agiscono nell’ombra e la vigilanza degli organi preposti deve avere gli strumenti e gli uomini necessari per garantire sicurezza e legalità anche nel mondo del lavoro».

Sulla stessa linea è Gerardo Colamarco, segretario generale della Uil veneta che commenta: «E’ chiaro da tempo che la mafia non c’è solo i in Sicilia, anzi penetra sempre più anche nei territorio del Nordest dove c’è più lavoro e più ricchezza. Tenere gli occhi aperti è un nostro dovere, ma la magistratura con le forze dell’ordine deve essere sostenuta e avere tutti i mezzi necessari per condurre le indagini e smascherare il malaffare che insidia l’economia e fa concorrenza sleale e criminale a chi lavora onestamente».

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