Arrestato per omicidio in Argentina
Marcello Doria, di Chioggia, si professa innocente. «E' stato torturato»

Il chioggiotto Marcello Doria, 35 anni, da 5 in carcere in Argentina
CHIOGGIA. «E' in carcere da cinque anni, accusato di un omicidio che non ha commesso, come ritorsione perchè non ha voluto pagare il pizzo che alcuni poliziotti corrotti volevano imporgli. Lo hanno sottoposto a pressioni psicologiche fortissime, picchiato e seviziato. L'ultima volta all'inizio di novembre, accusandolo di aver guidato una rivolta in carcere. Chiediamo aiuto ai media, al governo italiano e alle organizzazioni internazionali per salvarlo e portarlo in Italia con la famiglia, al riparo dalla vendetta della malavita argentina». Parte da Chioggia, sua città natale, il drammatico appello per la vita di Marcello Doria.
A lanciarlo è il cognato Matteo Gianni e, con lui, i due fratelli e le due sorelle di Marcello che vivono in città. Un passo difficile il loro. Soprattutto per la paura che succeda qualcosa alla moglie, ai figli e agli altri due fratelli e alla sorella di Marcello che vivono in Argentina e che non hanno mai smesso di aiutarlo. Ma hanno trovato il classico muro di gomma, sia nelle autorità del paese sudamericano, che nella diplomazia italiana.
«Quando ci siamo rivolti al console - dice Matteo Gianni - ci ha chiesto solo quanti soldi potevamo spendere noi. Ci siamo arrangiati ma anche l'unico avvocato che ci seguiva ha declinato l'incarico l'altro ieri, con una comunicazione via internet. Solo ora il console ha promesso di metterci in contatto con un legale». Marcello è accusato dell'omicidio di Francisco Alippi, «un personaggio implicato in affari poco puliti - spiega ancora il cognato - che Marcello conosceva per avergli venduto un compressore».
Il giovane chioggiotto, infatti, viveva a Paso de Los Libres, nella provincia di Corrientes. Lo aveva portato lì il padre, Dante, sposato con una argentina, e lì Marcello aveva imparato il mestiere di meccanico che esercitava in una piccola ma ben avviata officina. Tanto ben avviata che, ad un certo punto, «alcuni poliziotti corrotti gli hanno chiesto di pagare la protezione - spiegano i familiari - lui ha sempre rifiutato. «Un giorno di fine ottobre del 2005 - raccontano ancora - Francisco Alippi viene trovato assassinato alla periferia della città e due giorni dopo la polizia arresta Marcello mentre sta portando a scuola il figlio. Nessuna spiegazione, nessun avvocato che lo assista. Solo botte per tre giorni di continuo.
Alla fine il commissario gli chiede di confessare l'omicidio che lui non poteva aver commesso, dato che quel giorno era a festeggiare il compleanno di una parente. Ma questa signora e altri testi a favore di Marcello vengono intimoriti da alcuni poliziotti. Lo trasferiscono in altre prigioni, gli offrono persino la possibilità di scappare, ma lui non lo fa, perchè sa che lo ucciderebbero subito dopo. Nella prigione di Corrientes un detenuto tenta di accoltellarlo di notte: si salva per miracolo. Al processo, l'anno scorso, è stato condannato senza prove: ad esempio un teste dice di aver visto persone «basse» colpire Alippi, ma Marcello è alto 1,85, le impronte sulla scena del delitto non sono sue e un teste d'accusa era stato intimorito dai poliziotti».
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