Arrestati due ventenni jesolani incensurati, coltivavano marijuana

La polizia ha arrestato D.A., 26 anni, e A.H.A., 21 anni. I due gestivano una serra vicino a via Marzanego

JESOLO. Due giovani di Jesolo, D. A., 26 anni, e A.H.A., 21 anni, sono stati arresti per il reato di Concorso in coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti destinate allo spaccio. I due, incensurati, gestivano una vera e propria serra di piante di marijuana in un'area di fitta vegetazione della località balneare.

A scoprirli sono stati gli agenti delle volanti del Commissariato di Jesolo, che venerdì mattina passando per via Marzanego, vicino al parco pubblico, hanno notato un giovane che trasportava una tanica di plastica contenente del liquido, e che era  diretto a piedi verso una zona dalla fitta vegetazione.

Ritenendolo un comportamento inusuale i polizziotti hanno deciso di seguirlo a distanza per verificare dove si stesse recando. Dopo aver attraversato un piccolo fossato in secca il giovane si è addentrato tra la fitta vegetazione, tanto che gli agenti hanno deciso di seguirlo a piedi.

Il ragazzo, D. A., dopo aver svoltato a destra e percorso circa 10 metri, si è fermato in corrispondenza di una recinzione frangivento con finte foglie in plastica  verdi. A questo punto sul posto è giunta un'altra volante e, insieme, i poliziotti hanno fermato il giovane, scoprando la serra. Una serra artigianale, con all’interno 9 piante di marijuana in vaso, oltre a tutto l’occorrente necessario per la sua coltivazione.

Nello specifico era stato ricavato uno spiazzo tra la vegetazione, protetto nella parte superiore da dei teli in nylon trasparente per permettere la filtrazione della luce ed alti teli in nylon nero a protezione laterale affinché fossero protette dalle pianti circostanti. Inoltre, all’interno della serra erano presenti alcuni sacchi contenenti del terriccio e un innaffiatoio. Custodita all’interno di un sacco di plastica nero vi era anche una piccola serra artigianale per la coltivazione indoor, smontata, composta da 4 pannelli di materiale plastico, uno dei quali con 9 fori circolari, verosimilmente utilizzata durante le fasi della crescita delle piante.

Nel frattempo è giunto un altro equipaggio che ha provveduto al recupero delle piante ed al loro trasporto agli uffici del Commissariato. In merito al ritrovamento, D.A. ha riferito ai poliziotti di aver coltivato quelle piante con un amico, del quale non voleva fare il nome. Per evitare che lo stesso contattasse eventuali complici ed avvisarli di quanto stava accadendo gli è stato sequestrato il suo smartphone.

I polizziotti hanno dunque verificato le persone contattate da D.A., appurando che poco prima, tra le ore 11.11 e le ore 12.10, aveva intrattenuto una conversazione  whatsapp  con un complice,  con il quale si accordava per l’innaffiatura delle piante. In particolare, il complice gli indicava che bisognava passare ad annaffiare le piante poiché era sicuro che avessero bisogno dell’acqua. Pertanto D.A. si è adoperato per andare a prendere la tanica per poi innaffiare le piantine, ma è proprio in quel frangente che è stato fermato dalla volante.

Dalla cronologia dei messaggi gli agenti hanno dedotto che a coordinare le operazioni di coltivazione fosse proprio la persona che si celava dietro a quel nickname, il quale in più occasioni impartiva precisi ordini sulla quantità di acqua, gli orari, e la frequenza di innaffiatura.
Messo di fronte all’evidenza, D. A. ha fornito le generalità del titolare del profilo whatsapp, ovvero A.H.A., 21enne, jesolano, anch’egli incensurato.
Con l’ausilio di ulteriori unità della polizia del Commissariato jesolano è stata perquisita l’abitazione di D.A. dove è stata rinvenuta una minima dose di marijuana, fertilizzanti, gerogli di marjuana, un tappetino elettrico riscaldante (per stimolare il germoglio dei semi), oggetti e cose che venivano sequestrate.

Ultimate le operazioni di perquisizione, i poliziotti si sono recati presso l’abitazione dell’altro giovane, A.H.A.,  il quale,ha collaborato  fin da subito consegnando agli inquirenti un bilancino di precisione, bustine trasparenti a chiusura ermetica per i confezionamento e la distribuzione delle dosi.

Le chat di whatsapp estrapolate dagli smartphone dei due giovani, la quantità di stupefacente lavorato rinvenuto, quello coltivato, le strutture utilizzate e il materiale per la pesatura ed il confezionamento ritrovati, lascavano ben pochi dubbi agli uomini delle volanti sulla reale destinazione delle sostanze stupefacenti. A questo punto D.A e A.H.A. venivano tratti in arresto per il reato di Concorso in coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti destinate allo spaccio. Il p.m. di turno, pur concordando con l’adozione della misura adottata dagli agenti, in considerazione dell’incensuratezza dei due giovani ha disposto che i due rimanessero agli arresti domiciliari fino alla presentazione all’udienza di convalida e giudizio direttissimo che si sono celebrati sabato 30 luglio e dove D.A. è stato condannato alla pena di otto mesi di reclusione e A.H.A è stato condannato alla pena di 10 mesi di reclusione. Entrambi hanno usufruito della sospensione condizionale della pena.
 

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