«Area dei Pili ancora contaminata va garantita la tutela ambientale»

Interrogazione del senatore Casson al ministro dell’Ambiente Galletti: «Fiducioso in una risposta» Interpellanza di Scarpa e Serena (Gruppo Misto): la radioattività nella zona non va sottovalutata
MARGHERA. Sul destino degli oltre 40 ettari dell’area strategica dei Pili tra la terraferma e il ponte lagunare per Venezia torna a infuriare la polemica sulla mancata bonifica dei terreni, imbottiti – tra le altre cose – da fosfogessi radioattivi su cui si vorrebbero realizzare parcheggi, un nuovo Palasport, tre torri e altre strutture polifunzionali. L’area è di proprietà della società Porta di Venezia del sindaco Brugnaro, ora gestita in “blind trust”, una formula per evitare i rischi di conflitti di interesse che però non ha convinto le opposizioni in consiglio comunale. Mentre il senatore ed ex magistrato Felice Casson aspetta dal ministro dell’Ambiente Galletti la promessa risposta alla sua interrogazione presentata il mese scorso – in cui chiedeva se la società Porta di Venezia ha provveduto a garantire la «dovuta tutela sanitaria ed ambientale» – , la questione torna d’attualità anche nel consiglio comunale di Venezia.


Interpellanza in Consiglio.
I consiglieri del Gruppo Misto, Renzo Scarpa e Ottavio Serena, hanno presentato una interpellanza sulla «radioattività presente nella zona dei Pili e i conseguenti rischi sulla popolazione e sui frequentatori occasionali dell’area». Il problema della radioattività, posto anche dal senatore Casson nella sua interrogazione, è causato dalla grave contaminazione dell’area dei Pili che è stata oggetto di un'attività storica di imbonimento, realizzata per lo più con rifiuti industriali denominati “fosfogessi” residui della produzione dell’acido fosforico. I due consiglieri chiedono al sindaco «quali iniziative intende assumere per obbligare la proprietà dell’area ad adempiere ai propri obblighi eliminando la contaminazione del sito e i suoi possibili effetti sulla popolazione» e se ritene «opportuno vincolare la realizzazione delle infrastrutture pubbliche (esempio la pista ciclabile di collegamento al Parco di San Giuliano) alla eliminazione di pericoli per la salute di persone e animali».


L’area contaminata.
«L’area dei Pili» ricordano i due consiglieri «è situata all’inizio del ponte della Libertà, a sud, tra via dei Petroli e la bioraffineria Eni ottenuta nel secondo dopoguerra imbonendo quella parte della laguna con un milione di metri cubi di rifiuti industriali e spazzatura veneziana ricoperta da altri rifiuti, per uno spessore complessivo di circa 4 metri. Nel 1998 sono stati riscontrati livelli anomali di radioattività ed emissione di gas radon, come risulta dalla caratterizzazione discussa in conferenza dei servizi per gli interventi a Porto Marghera già nel 2000 e da allora conosciuta da tutte le amministrazioni comunali, tanto che l’allora sindaco Massimo Cacciari, ordinò allo Stato, proprietario dell’area, di recintarla e di provvedere alla sua bonifica e intervenne anche per vietarne l’accesso alle persone».


L’interrogazione di Casson.
Il senatore Felice Casson il 22 dicembre scorso aveva presentato una interrogazione al ministro Galletti per sapere se la società Porta di Venezia ha adottato le necessarie «misure di prevenzione del sito al fine di garantire la dovuta tutela sanitaria e ambientale», come chiesto dal ministero nel febbraio 2017 e «in caso negativo, se si sia provveduto alla formale messa in mora della società» e se è possibile scongiurare che le acque di dilavamento, «potenzialmente contenenti isotopi radioattivi dei fosfogessi, possano interessare, qualora non adeguatamente asportate dalla trincea drenante, la contermine via delle Industrie e collettate, tramite fognatura pubblica, agli impianti di depurazione». Casson chiede anche se in caso di inadempienza di Porta di Venezia, il ministero abbia attivato «le procedure di intervento sostitutivo con rivalsa delle spese sostenute». L’ex magistrato attende ora, spiega, i documenti dal ministero. «Anche se la legislatura si è conclusa» spiega Casson, «sono in attesa a giorni dell’arrivo della documentazione richiesta agli uffici del Ministero».


Mitia Chiarin


Gianni Favarato


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