Architettura in 3d: a “State of Art” il diploma di merito

San Donà. Una passeggiata su Marte nella città del futuro: tra serre, centrali nucleari, strade fotovoltaiche, case sotterranee, droni e veicoli a levitazione con propulsione ionica
TOME' AG.FOTOFILM MOGLIANO PREMIAZIONE HOTEL DOUBLE TREE BY V.N.-LA CITTA' SU MARTE...
TOME' AG.FOTOFILM MOGLIANO PREMIAZIONE HOTEL DOUBLE TREE BY V.N.-LA CITTA' SU MARTE...

SAN DONA'. Una passeggiata su Marte nella città del futuro: tra serre, centrali nucleari, strade fotovoltaiche, case sotterranee, droni e veicoli a levitazione con propulsione ionica. Per tutta l’estate ha brillato sui nostri cieli, stavolta il pianeta rosso lo possiamo esplorare direttamente, muovendoci sulla sua superficie.

TOME' AG.FOTOFILM MOGLIANO PREMIAZIONE HOTEL DOUBLE TREE BY V.N.-LA CITTA' SU MARTE..., IN FOTO I PREMIATI
TOME' AG.FOTOFILM MOGLIANO PREMIAZIONE HOTEL DOUBLE TREE BY V.N.-LA CITTA' SU MARTE..., IN FOTO I PREMIATI


Potere della realtà virtuale in 3d: si indossa un visore, una maschera avvolgente per gli occhi, si impugna un joystick e immediatamente dal double Tree Hilton Hotel di Mogliano (dove l’azienda sandonatese “State of Art” promuove la nona edizione del proprio meeting internazionale sulle tecnologie di visualizzazione digitale) ci si ritrova catapultati ad almeno 56 milioni di chilometri, immersi in un mondo nuovo.

TOME' AG.FOTOFILM MOGLIANO PREMIAZIONE HOTEL DOUBLE TREE BY V.N.-LA CITTA' SU MARTE...
TOME' AG.FOTOFILM MOGLIANO PREMIAZIONE HOTEL DOUBLE TREE BY V.N.-LA CITTA' SU MARTE...


Qui, il visionario progetto di Elon Musk, che prevede di colonizzare Marte a partire dal 2024, non sembra così impossibile. Valle Marineris è il più grande canyon del sistema solare, siamo vicini all’equatore, regione del Tharsis, ed è sulle pendici di questa enorme conca geologica che i giovani progettisti veneziani hanno accolto la sfida di realizzare la città marziana da un milione di abitanti.

Perché? La risposta è semplice: «Abbiamo partecipato ad un concorso promosso da Hp e Nvidia» spiega Roberto De Rose, art director di “State of Art” «il “Mars Home Planet Challenge”, nella categoria di ingegneria civile e architettura per la creazione di un sistema urbano». Un mese e mezzo di lavoro, poi un altro mese di ottimizzazione («facendo anche le due di notte» ricorda Enrico Lapponi, ingegnere civile e ambientale, nel team di Soa) infine il risultato: primi classificati. Come si garantisce l’approvvigionamento energetico? Come si viaggia? Come si respira? Fino a pochi anni fa erano sfide fantascientifiche per la letteratura, o il cinema, di genere. La risposta prende plasticamente corpo lasciandosi teletrasportare dal cursore per le strade di “Marineris City”. Come si deduce dalle rare figure umane incrociate per strada, per camminare in città, è necessario munirsi di tuta e respiratore.

L’atmosfera di Marte, con forza di gravità a un terzo di quella terrestre, è al 95% di anidride carbonica, un altro problema sono le radiazioni: «Per questo abbiamo concepito un sistema di cupole protettive» spiega De Rose «che si potranno stampare in 3d in loco, con dei robot, utilizzando come materiale la sabbia del suolo marziano. L’obiettivo è filtrare la luce solare, trattenere ogni goccia d’acqua e creare una atmosfera controllata con condizioni termiche confortevoli. Questa soluzione consente alla città anche di autogenerarsi». Uno degli aspetti vincenti del progetto riguarda l’articolazione sotterranea delle unità abitative. Quello che affiora in superficie non è che una parte del mondo sotterraneo costruito su più livelli. Lungo questa immensa città virtuale si incontrano 35 tipi diversi di edifici, rifiniti con un design “cellulare”: svettano in lontananza le torri di controllo, stazioni dell’acqua, centrali di ricarica delle batterie. Le indicazioni sono su cartelli simili a quelle delle nostre autostrade, solo che le scritte sono ologrammi. E poi non mancano le sale giochi: dopo un viaggio così lungo, non vorremmo mica annoiarci? —

Matteo Marcon

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia