Aqua granda: «Oggi è peggio di allora, si è perso troppo tempo»

Antonio Rusconi: dopo l’alluvione tante proposte, ma solo una diga realizzata e per molti fiumi la situazione resta grave

«La situazione oggi è peggiore di quella del 1966. Perché dal punto di vista della difesa idraulica si è perso troppo tempo e non si è fatto quasi nulla. Un evento di quel genere sarebbe ancora più pericoloso». Antonio Rusconi, 68 anni, è stato per anni responsabile dell’Istituto Idrografico del Magistrato alle Acque, primo direttore dell’Agenzia di Bacino nazionale istituita dalla Legge sulla difesa del Suolo, nel 1990.

Non si è fatto nulla?

«All’indomani dell’alluvione il governo istituì la commissione De Marchi, formata dai massimi esperti nazionali. Dopo aver studiato quattro anni, la commissione aveva presentato il suo rapporto al Parlamento, proponendo interventi per ridurre i rischi di piena».

Che fine hanno fatto quelle proposte?

«Solo una è stata realizzata, la diga di Ravedis sul Cellina. Il resto niente. Erano stati progettati serbatoi per contenere le piene nei fiumi più importanti, la commissione aveva proposto di estendere a tutta Italia il modello del Magistrato alle Acque».

Invece il Magistrato alle Acque è stato cancellato.

«Appunto».

Qual è stato il motivo della paralisi?

«Si è provato a superare le competenze dei comuni, le rivalità tra Veneto e Trentino Adige e Friuli. Nel 1990 finalmente è stata approvata la Legge di Difesa del suolo che ha istituito i Piani di Bacino con progetti pronti».

Ancora niente.

«È più facile fare i Piani di bacino che realizzarli. La diga di Falzé ad esempio è stata bloccata per l’opposizione delle comunità locali, ma anche per motivi geologici, idraulici e di impatto ambientale».

Le alternative?

«Adesso dopo l’alluvione del Bacchiglione nel 2010 sono stati messi a punto in pochi mesi i piani di emergenza. Che prevedono serbatoi a Ponte di Piave, Spresiano, alle Grave di Cano. Ma bisogna far presto».

Quali sono i punti più a rischio?

«La situazione è grave per quanto riguarda Piave e Tagliamento, anche il Brenta è ancora nella situazione del 1966. Ricordiamo che a Bassano la portata di 3 mila metri al secondo non può essere contenuta dall’alveo».

Dunque la sicurezza è ancora lontana?

Dopo l’alluvione del 2010 qualcosa si è mosso. Anche applicando la Direttiva alluvioni del 2007 la Regione ha stabilito alcuni interventi tra cui le casse di espansione sul Livenza a Pra’ dei Gai, l’Idrovia Padova Venezia.

Dopo il 1966 si è continuato a costruire sulle aree golenali.

«Adesso c’è la legge dell’invarianza idraulica. Ma ancora non basta. Le alluvioni hanno spesso degli effetti disastrosi anche per responsabilità dell’uomo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia