Apre la mensa, ma resta deserta Il patriarca Moraglia: «Tornerò»
MARGHERA. Forse oggi e domani faticheranno a stare dietro agli avventori, ma ieri all’inaugurazione del dormitorio-mensa Papa Francesco non si è presentato nessuno. Eppure il Patriarca, don Dino Pistolato, direttore della Caritas, don Luca, parroco di San Michelep e tutti i volontari erano pronti a servire i primi pasti caldi di questa nuova struttura costata quasi 200.000 euro per ristrutturare l’ex scuola Edison.
Forse è mancata una diffusione capillare della notizia, nonostante l’annuncio della diocesi, o forse, come spiegato da un volontario, «anche chi si rivolge alle mense è abitudinario e c’è bisogno di far circolare la voce che qui si mangia bene». Fatto sta che ieri i piatti sono stati ricaricati sui furgoni e portati in altre mense che ogni giorno hanno enormi difficoltà a soddisfare le richieste.
La struttura è in perfette condizioni, con una zona adibita a uffici, una cucina e stanze da due letti singoli. Manca solo l'allacciamento al gas ma è questione di giorni. Il momento è difficile, sono aumentati anche gli italiani che si rivolgono alle mense, come ha sottolineato Moraglia: «In un momento di difficoltà sociale oggi ci rivolgiamo verso i più deboli e veniamo incontro ai bisogni primari; mangiare, lavarsi e dormire. Circa 40 persone saranno messe in condizione di sentirsi a proprio agio nella comunità. È un atto concreto anche verso quegli italiani, in forte aumento che ora versano in situazioni difficili».
L’intitolazione a Papa Francesco è stata accolta dal Santo Padre con piacere come testimoniato dal Segretario di stato Vaticano, cardinale Parolin, quando, a febbraio, aveva visto i lavori. Da parte della Diocesi l’impegno ad agire in base alle richieste per non mandare via nessuno. Don Dino Pistolato ha sottolineato: «Abbiamo coinvolto tutti i parroci di Marghera in 3 tipi di intervento: l’ospitalità per quelli che si fermano, l’aiuto ad alcune famiglie in difficoltà a cui il pasto sarà portato a casa e un occhio di riguardo per quelle realtà più fragili. Il volontariato è aperto a tutti, anche a chi deve scontare una pena e a chi lo vorrà usare come strumento di inserimento sociale».
Gli fa eco Don Luca. «In questa zona c'è necessità di aiutare persone che non possono recarsi da altre parti, ma forse prima della mensa andava aperto il dormitorio per dare un letto ai tanti giovani sbarcati dalle navi. Ora il nostro compito è intercettare queste persone attraverso il centro di ascolto e usarlo come filtro per farli arrivare a questa struttura. Non dimentichiamo che qui possono soggiornare per un massimo di 15 giorni (salvo casi limite) perché vogliamo che questo sia solo un transito dignitoso per inserirsi nella comunità».
Durante la preghiera il Patriarca ha elogiato i volontari. «Queste strutture hanno bisogno di anima e di mani», ha detto Moraglia, «che devono far sentire la carica umana e cristiana. Tornerò presto».
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