Approvato il bilancio comunale addio a Zappalorto tra urla e fischi
Fischi, contestazioni, boati assordanti e anche il tentativo, duramente represso, di scavalcare le transenne che separano la parte riservata al pubblico dall’aula del Consiglio comunale hanno segnato ieri a Ca’ Farsetti l’ultimo atto, di fatto, della gestione commissariale di Vittorio Zappalorto: l’approvazione del bilancio 2015.
Una contestazione durissima, portata avanti dalle mamme furibonde per l’abolizione degli Spazi cuccioli - che in extremis sono stati comunque recuperati, almeno in parte, con uno stanziamento di 150 mila euro - ma anche dai rappresentanti dei sindacati autonomi Diccap e dai Cobas, tra i quali Mattia Donadel (assenti Cgil, Cisl e Uil), a cui si sono uniti anche Giampietro Pizzo, candidato sindaco della lista Venezia Cambia (uno di quelli che ha provato a scavalcare) e Sebastiano Bonzio, che hanno chiesto inutilmente la parola. Inutile anche la richiesta di lettura di un messaggio del candidato sindaco del centrosinistra Felice Casson: Zappalorto ha detto “no”.
Il commissario - di fronte alle proteste assordanti - ha minacciato per due volte lo sgombero dell’aula, ma poi è andato avanti sino alla fine, nonostante i cartelli con la scritta «Biglietto per Gorizia (dove è prefetto ndr) solo andata», «Lacrime e sangue per cittadini e dipendenti, a quando quelle di politici e dirigenti?» e poi le grida di «Vergogna» e addirittura «fascisti», con i contestatori che intonavano «Bella Ciao».
«Sono fiero di aver approvato questo bilancio» ha replicato alla fine Zappalorto, impassibile con i suoi subcommissari, in aula in un chiasso indescrivibile «e di aver messo in sicurezza i conti del Comune, l’ho fatto per la città. Siamo anche riusciti a trovare 150 mila euro per l’anno scorso e 250 mila euro per il 2016 per garantire comunque lo Spazio cuccioli, anche se in forma ridotta rispetto a quello attuale, ma non mi hanno permesso di dirlo. Il problema è che il bilancio del Comune, anche con il raggiungimento del pareggio che abbiamo compiuto, è estremamente fragile e il nuovo sindaco dovrà fare grande attenzione per mantenerlo in equilibrio».
La protesta era iniziata verso le 17, quando davanti a Ca’ Farsetti le mamme allestiscono un banchetto con i panini, simbolo dello sciopero dei genitori contro il rincaro del buono pasto. Con loro ci sono anche una dozzina di membri del Comitato “Indignato”, che raggruppa molti operatori dei servizi sociali, il cui futuro resta appesa a un filo dopo i pesanti ridimensionamenti attuati dal commissario. Erano partiti dal ponte della Costituzione verso le 15.30 e hanno raggiunto Ca’ Farsetti verso le 17. Nel giro di poco l’atrio si riempie, una parte va nella sala del consiglio comunale, l’altra rimane nell’androne, ad ascoltare solo l’audio. In tutto, quasi duecento persone «contro un’amministrazione che ci ha spremuti troppo» come sintetizzala mamma Natascia Bordiglia. Sono tutti infuriati. Attendono da tempo questo momento.
«Negli ultimi 15 giorni abbiamo avuto proprio delle belle sorprese» afferma Oscar Tagliapietra, un genitore «dato che anzichè tagliare gli sprechi del Comune hanno tagliato alle famiglie. A parole si cerca di difendere la residenzialità, ma nei fatti si demotiva chi vorrebbe rimanere a Venezia». «Il primo aumento di 30 centesimi è stato a dicembre, il secondo adesso di 40, quando le famiglie avevano già deciso la scuola per i loro figli, molti a tempo pieno» sbottano Emanuela Tognato e Metella Manni, del Comitato Mense. Quando arriva il commissario, l’atmosfera si infiamma. I cittadini cercano in ogni modo di impedirgli di approvare il bilancio, tentando perfino di scavalcare la sbarra di metallo che li separa dal consiglio. I cittadini chiedono urlando di prendere la parola, ma Zappalorto procede come se nulla fosse. Alla fine il commissario, portato a termine il suo mandato, esce tranquillo dalla sala del Consiglio.
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