Appello di Amico Albero «Salviamo l’antica fornace»

NOALE. «Entro la fine del prossimo febbraio inizieranno i lavori del sottopassaggio di via Ongari». L’annuncio è del sindaco di Noale Michele Celeghin, dopo l’apertura della rotonda sulla Noalese,...
FURLAN NOALE 01/11/2008 fornace © Light Image- Bertolin
FURLAN NOALE 01/11/2008 fornace © Light Image- Bertolin

NOALE. «Entro la fine del prossimo febbraio inizieranno i lavori del sottopassaggio di via Ongari». L’annuncio è del sindaco di Noale Michele Celeghin, dopo l’apertura della rotonda sulla Noalese, all’altezza della bretella di via Valsugana, dove arriverà la strada in uscita proprio dal sottopasso. Questa transiterà a nord delle piscine e servirà a sgravare altro traffico dal centro storico. L’opera di via Ongari sarà spostata rispetto a dove sorge ora il passaggio a livello; in quel punto la strada è troppo stretta e sarà costruito laddove c’era la fornace, chiusa ormai dallo scorso anno, dove ci saranno anche degli edifici.

E proprio la sua demolizione fa discutere, con Michele Boato e Rosanna Bolgan di Amico Albero che chiedono al Comune di ripensarci. «Diciamo no all’abbattimento della fornace» dicono «per lasciare spazio a una vasta area di solite costruzioni moderne sfruttando cubature massime». In un primo momento, si pensava che la fornace potesse trovare posto da un’altra parte. Ma da tempo, per quella superficie, si parla di nuove costruzioni e il residenziale sarà 51 mila metri cubi mentre per il commerciale ce ne saranno 20 mila. Come ricordo della vecchia fornace, resterà il camino e a fianco sorgerà il sottopasso di via Ongari. Il progetto è piuttosto avanti ma Boato e Bolgan si oppongono.

«Dietro la fornace» commentano «c’era la cava d’argilla che ora costituisce il nucleo di un’oasi naturalistica di pregio. Il manufatto è in mattoni rossi; è un’opera di archeologia industriale molto bella. Si potrebbe ristrutturare e ricavarne appartamenti popolari e spazi comuni destinati a varie funzioni. Invece si vuole abbatterla per lasciare il posto a costruzioni magari invendute, avulse da qualsiasi percorso storico e spesso orribili, che fanno guadagnare i soliti pochissimi che caricano poi sulla collettività le spese delle infrastrutture».

Dal municipio cercano di difendersi. «Abbiamo già un numero sufficiente di alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp) e di Piani di edilizia economica popolare (Peep)» dicea Celeghin «e per fare altre strutture di questo tipo servirebbero altre risorse. Perché Boato non si preoccupa della storica fornace di Spinea? Da noi è tutto in decadimento, servirebbero milioni di euro per sistemarla». (a.rag.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia