Anziana morta in ospedale vanno a processo in tre

San Donà. Ricoverata per un problema cardiaco, la donna era finita in coma dopo l’assunzione di un farmaco. Nei guai un medico e due infermieri
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - VEDUTE DEL NUOVO INMGRESSO DELL'OSPEDALE
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Un medico e due infermieri dell’ospedale di San Donà saranno processati per il decesso di Teresa Bincoletto, ottantenne residente in città, morta nell’ottobre del 2010: ad agosto era stata ricoverata per un problema cardiaco e perché faticava a respirare, ma dopo qualche giorno le sue condizioni erano peggiorate a tal punto da farla entrare in coma. Ricoverata in Rianimazione, era morta in ottobre. Il sospetto è che alla donna sia stato somministrato un farmaco al quale era allergica, provocando uno choc anafilattico che ne aggravò a tal punto le condizioni di salute, da portarla alla morte.

Una vicenda ancora tutta da chiarire a sette anni di distanza, perché nel corso delle indagini le perizie medico legali hanno dato risultati contrastanti: ieri, la giudice per le udienze preliminari Barbara Lancieri ha rinviato a giudizio il medico e i due infermieri che seguirono l’anziana durante il suo ricovero. Sarà ora il giudice Ciampaglia - al termine del processo per omicidio colposo, che avrà inizio il 22 settembre - a dover decidere se si sia trattato o meno di un grave caso di malasanità.

Teresa Bincoletto era stata ricoverata all’ospedale di San Donà nell’estate del 2010: 80enne, aveva lamentato difficoltà a respirare. La patologia cardiaca della quale soffriva da tempo, aveva convinto i medici a ricoverarla: nel complesso, le sue condizioni non apparivano però drammatiche. Invece, all’improvviso, la situazione era peggiorata in maniera irrecuperabile, dopo che alla donna era stato somministrato un farmaco per il cuore. Il ricovero in Rianimazione, il coma, la morte qualche mese dopo, in ottobre.

L’autopsia eseguita nell’immediatezza del decesso dal medico legale Antonello Cirnelli, per conto della Procura - alla quale si era subito rivolta la famiglia, sospettando un fatale errore medico - aveva escluso qualsiasi nesso casuale tra l’assunzione del farmaco e il decesso a mesi di distanza, non rilevando traccia di choc anafilattico, come lesioni alla gola e ai polmoni. Nel tempo il fascicolo è però passato di mano, approdando alla pubblico ministero Paola Mossa che ha assegnato una nuova consulenza tecnica alla medico legale Rossella Snenghi, la quale sulla base del fascicolo sanitario è arrivata a conclusioni opposte a quelle del collega, sostenendo che choc anafilattico ci fu. La consulenza è però stata giudicata tardiva dalla gip Lancieri, che ha accolto l’obiezione sollevata dagli avvocati difensori Tessier, Ferraro, e ha escluso la perizia dal fascicolo perché giunta fuori tempo massimo, decidendo comunque per il rinvio a giudizio. (r.d.r.)

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