Antibiotici sempre meno efficaci, su 500mila non funzionano

L'Organizzazione Mondiale della Sanità segnala l'elevato numero nel mondo di infezioni resistenti agli antibiotici. In Italia la farmaco-resistenza ha raggiunto picchi elevati. Molte infezioni vengono contratte in ospedale

I casi di infezioni resistenti agli antibiotici aumentano e si candidano a diventare una futura minaccia alla salute pubblica globale. Nel mondo sono almeno mezzo milione le persone colpite, come emerge dal primo rapporto dell'Oms,Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla sorveglianza dell'antibioticoresistenza. Si tratta di una stima per difetto, tra l'altro, e per due motivi: è limitata ai dati di 22 Paesi (tra cui non c'è l'Italia) e non contiene i casi di resistenza a infezione da tubercolosi, stimati nel 2016 in 490mila casi.

L'Oms ha lanciato un sistema di sorveglianza chiamato Glass (Global Antimicrobial Surveillance System) nell'ottobre 2015 proprio per far fronte all'ermergenza crescente di super batteri che non rispondono agli antimicrobici utilizzati per debellarli. Tra i pazienti con sospetta infezione resistente, la percentuale di quelli con batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più usati varia molto tra i diversi Paesi, da 0 all'82%. Ad esempio, per la penicillina, usata per decenni contro la polmonite, da 0 al 51%. Oggi sono 52 i Paesi, ad alto e basso reddito, iscritti al Glass. Di questi solo 40 hanno fornito informazioni sui loro sistemi di sorveglianza nazionali e solo 22 hanno anche fornito dati sui livelli di resistenza.

I batteri resistenti più comunemente riportati sono Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae.

I dati "sono preoccupanti soprattutto perché i patogeni non rispettano i confini nazionali", mette in guardia Marc Sprenger, direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell'Oms.

Nello stesso giorno dell'uscita di questo rapporto dell'Oms si è tenuto in Senato il convegno dell'Associazione Dossetti dal titolo "Superbugs 2050 il countdown è iniziato. Piano Nazionale di contrasto dell'Antimicrobico- Resistenza: dichiarazione di intenti o impegno concreto?", dove si è ribadito come gli antibiotici siano essenziali per contrastare diversi tipi di infezione, ma il loro uso eccessivo ed inappropriato ne limiti l'efficacia. Potrebbero esserci, stimano, un milione di decessi all'anno in Europa già nel 2025 per malattie infettive non più curabili. Servono quindi "urgenti politiche di ricerca e di investimento per rendere disponibili nuovi farmaci efficienti, economici e soprattutto a disposizione di tutti".

E in Italia? Nel nostro Paese la resistenza agli antibiotici, per le specie batteriche sotto sorveglianza, si mantiene tra le più elevate in Europa. Muoiono 7000 persone l’anno per infezioni batteriche contratte negli ospedali italiani. Dal report sulle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità sulla base dei risultati del sistema di sorveglianza istituito dal ministero della Salute, emergono circa 2000 casi di batteriemie l’anno, soprattutto in pazienti tra 65 e 80 anni, ricoverati in unità di terapia intensiva ma anche in reparti medici e chirurgici. Il pericolo pubblico numerno uno è lo Klebsiella pneumoniae: la percentuale di resistenza a questa classe di antibiotici è pari al 34%, una delle più alte d’Europa insieme a quella di Grecia e Romania.

Le cause. I motivi vanno cercati certo nell'abuso o nel cattivo uso degli antibiotici, ma anche nell’interruzione di una terapia antibiotica da parte del paziente perché clinicamente guarito; nell’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi di bestiame, pollame e prodotti ittici; nella scarsa igiene personale e all’interno degli ospedali; nella mancanza di nuovi antibiotici in grado di contrastare l’aggressione dei batteri più difficili da eradicare.

Una minaccia alla salute pubblica da affrontare. Il rapporto dell'Oms "è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell'entità della resistenza antimicrobica. La sorveglianza è agli inizi, ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale", afferma Carmem Pessoa-Silva, che coordina il nuovo sistema di sorveglianza.

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