Cinquecento antenne a Venezia: gli operatori potenziano le emissioni

L’Arpav conferma l’attività di controllo. In tutta la Città metropolitana gli impianti attivi sono oltre millecinquecento, la metà abilitata alla tecnologia 5G

Mitia Chiarin
Un’antenna installata nei pressi del parco Piraghetto
Un’antenna installata nei pressi del parco Piraghetto

In questi giorni sono già quattro le richieste, tutte presentate dalla società Iliad, per l’incremento dei limiti emissivi delle antenne di telefonia mobile.

Tre casi all’esame dello sportello dell’Edilizia privata per gli impianti del Lido in via Negroponte, a Mestre all’inizio di via Orlanda e Fondamenta del Monastero a Venezia.

Si è aggiunta anche una richiesta di modifica radioelettrica per l’impianto posizionato sulla chiesa di San Nicola da Tolentino, ai Tolentini. Comunicazioni apparse sull’Albo pretorio.

La novità è in realtà in corso da mesi nel panorama, sempre più affollato, di antenne che ci permettono di utilizzare smartphone e ora anche tutti i servizi 5G, la famosa - e discussa - quinta generazione tecnologica di cellulari che velocizzano lo scarico di contenuti e reggono streaming dal vivo e non solo, molto più velocemente. Nel Veneto sono attivi 8.214 impianti (dato del 2023 in attesa di aggiornamento).

Gli impianti di telefonia attivi nella provincia di Venezia sono 1.560, di cui 497 nel territorio comunale del capoluogo Venezia. Di questi impianti, con anche tecnologia 5G, se ne contano 894 in provincia e 264 nel comune di Venezia.

I dati arrivano da Arpav, l’Agenzia per l’Ambiente del Veneto che ci aiuta anche a capire cosa sta avvenendo.

Perché le richieste di incremento dei limiti emissivi, confermano un processo in atto a norma di legge, concesso da giugno 2024. Innalzando i livelli massimi di emissioni da 6 a 15 volt/metro.

I tecnici di Arpav spiegano. «La legge 214/23 ha previsto che, qualora non fosse intervenuto un nuovo DPCM a modificare quello esistente (del 2003, ndr), dal 30/04/2024 il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sarebbe passato da 6 a 15 V/m. Non essendo occorsa alcuna modifica il nuovo valore di attenzione, che si applica nei luoghi a permanenza prolungata, è perciò passato a 15 volt metro. I “limiti emissivi assentibili”sono una grandezza di cui non si ha riscontro nella precedente normativa (e tantomeno nella legge quadro 36/2001) e che sono stati introdotti nel decreto legislativo 18/24 per definire un criterio di ripartizione dello spazio elettromagnetico. Non sono limiti sanitari, ma valori che tendono a limitare la possibilità di un singolo gestore di generare da solo un campo tale da raggiungere i limiti. Ad ogni gestore, in percentuale alla porzione di spettro elettromagnetico ad esso assegnato dal Piano Nazionale di ripartizione delle frequenze, viene quindi assegnato un limite emissivo assentibile, cui devono sottostare tutti gli impianti di quel gestore».

Per questo da giugno 2024 tutti chiedono l’aumento dei limiti utilizzando una procedura di autorizzazione, decisamente più snella. Sempre da Arpav ci precisano che sempre il decreto legislativo 18 del 2024 ha modificato il Codice delle comunicazioni elettroniche consentendo di fatto ai gestori un nuovo percorso amministrativo.

La comunicazione di incremento dei limiti emissivi, senza modifiche fisiche agli impianti, ha «un iter agevolato che non prevede il parere Arpav, purché l’aumento della potenza non sia tale da superare il limite emissivo assentibile assegnato a quel gestore».

Ma l’Agenzia per l’ambiente del Veneto continua a fare i controlli. Arpav spiega: «Vista la rilevanza che questi incrementi possono avere sull’esposizione della popolazione, anche se non esplicitamente previsto dalla normativa citata, Arpav esegue valutazioni radioprotezionistiche preventive anche su questi “incrementi dei limiti emissivi” degli impianti».

E non è previsto alcun freno legislativo al dilagare di antenne.

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