Annone, aperto il centro islamico con la “benedizione” del prete
ANNONE. Anche il sacerdote di Annone, don Giovanni Odorico non ha voluto mancare ieri alla solenne inaugurazione del Centro culturale islamico e anzi ha voluto portare anche un saluto da parte della chiesa: «Sono qui con piacere», ha detto il sacerdote, «e vi porto il saluto di tutta la comunità cristiana con l'augurio di una serena e proficua convivenza». Così è stata scritta una importante pagina per la storia dell'integrazione e della civile convivenza, garantita dalla presenza del sindaco Daniela Savian, del vice questore Marco Fabro, del comandante della stazione dei carabinieri Francesco Napolitano, di Lino Gianotto comandante della polizia locale, e di Silvano Vello dell'Avis.
Il Centro Culturale Islamico, consentirà ai musulmani di avere un luogo aperto a tutti, dove trovarsi e discutere, ma soprattutto, come ha detto il presidente Tanji Bouchaib: «Oggi (ieri, ndr) è stata posta una pietra miliare per la nostra integrazione in una nazione che ci ha accolto e che noi dobbiamo rispettare per quello che ci ha dato. Ora chiediamo la collaborazione per l'insegnamento della lingua italiana ai nostri ragazzi e favorire maggiormente questo processo».
Dal sindaco Daniela Savian la promessa: «Non posso garantire l'insegnante ma vi saremo vicini perché possiate diventare un sicuro punto di riferimento». Dal vice console del Marocco, Ouaid Mohammed, un diplomatico suggerimento: «Prima di firmare una carta di soggiorno, si dovrebbe sottoscrivere un codice etico di moralità nel rispetto delle leggi di un paese come l'Italia ricca che ha una civiltà molto antica». «Questo centro ci fa sentire a casa nostra», ha detto El Biyad Kadhija, rappresentante delle donne musulmane, e le sue porte saranno sempre aperte». Ma il vero messaggio è stato quello di Hajar Tanji, 22 anni, laureanda in scienze politiche all'Università di Bologna, rappresentante dei giovani di fede musulmana e non solo. «L'apertura del Centro in prossimità del Natale è stata una voluta coincidenza per accomunare noi giovani», ha sottolineato Hajar, «gli unici che potranno cambiare le cose e favorire il dialogo. Ho sempre sentito parlare della crisi economica mai di quella culturale», ha detto la neo dottoressa, e dovrà essere la nostra generazione a far conoscere la vera cultura islamica, spesso travisata perché poco conosciuta, come ha fatto il mio maestro con me che, nata qui, non potevo conoscere. Noi giovani dovremo rimanere uniti, sostenerci per far sentire la nostra voce e mi auguro che questo sia l'inizio di un proficuo cammino per una vera integrazione tra popoli».
Gian Piero del Gallo
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