Annegato nel Livenza «Per noi è una disgrazia»

Caorle. I figli di Walter Finazzi: «Troppa fretta nel dire che è stato un suicidio» Ieri l’autopsia. Il “giallo” del masso legato alla gamba: «Non l’ha portato lui»
LAMANTEA - DINO TOMAASELLA - CAORLE - RECUERO DELLA SALMA DEL DISPERSO
LAMANTEA - DINO TOMAASELLA - CAORLE - RECUERO DELLA SALMA DEL DISPERSO

CAORLE. Caso Finazzi: dopo l’autopsia arriva lo sfogo dei familiari. Si è compiuta ieri mattina l’autopsia sul corpo di Walter Finazzi, il 57enne di Porto S. Margherita recuperato esanime dalle acque del canale Livenza. Il responso dato dal medico legale Antonello Cirnelli è di annegamento e secondo le indagini svolte dai carabinieri e comunicate alla famiglia, rimane ferma l’ipotesi di un gesto volontario coadiuvata dal ritrovamento di un masso di cemento legato alla gamba della vittima. I familiari, però, non sono d’accordo, non solo sulla conclusione “affrettata” che si vuol dare al caso ma soprattutto su come la questione è stata gestita e divulgata.

«Il fatto che noi della famiglia abbiamo saputo di questo particolare nel ritrovamento attraverso la stampa è inaccettabile», dichiarano i figli di Finazzi, Matteo, Luca ed Eleonora, «nessuno, quel giorno, ci ha informato della cosa e probabilmente sarebbe stato più corretto attendere almeno l’esito dell’autopsia prima di parlare così liberamente di suicidio volontario. Invece la notizia, la cui fonte non ci è stata meglio specificata, ci è piombata addosso senza darci il tempo di apprenderla privatamente e senza alcun rispetto per il grave lutto che stavamo vivendo dopo una settimana di angosciante ricerca. Chi conosceva nostro padre sa che il suicidio non è una possibilità. Il masso potrebbe avere diverse provenienze». Secondo la testimonianza dei figli, infatti, il particolare del masso non è stato specificato da chi conduce le indagini mantenendo in loro la ferma convinzione che, ad una settimana dalla scomparsa e quindi dall’annegamento, la corda a cui era legato avrebbe potuto trovarsi preventivamente sui fondali e impigliare la gamba di Walter dopo la caduta in acqua o addirittura esserne la causa. Ma come sarebbe caduto, dunque, dato che dal corpo non sono rivenute lesioni? «Papà era solito lavorare sulla diga proprio perché il suo compito era di tenerla libera e pulita da tronchi o ramaglia portata dal mare», continuano i figli. «Operazione spesso pericolosa e che probabilmente in quest’occasione si è rivelata fatale. Oltretutto, dal poco che sappiamo, il masso in questione avrebbe un volume e un peso non indifferente, impossibile da trasportare fisicamente se non con l’aiuto di un carrello, cosa di cui nostro padre non disponeva. Non vogliamo passare per degli illusi, ma avremmo solamente voluto che si usasse un po’ più di cautela prima di parlare di gesto estremo».

Intanto si attende il nullaosta del magistrato per il rilascio della salma che potrebbe avvenire già oggi, quindi sarà possibile fissare la data per le esequie.

Gemma Canzoneri

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