Andolina: «La bambina era peggiorata»
«Sono stato io stesso ad eseguire la puntura e non è stata necessaria nemmeno l'anestesia», ha detto Marino Andolina vicepresidente di Stamina ieri alle agenzie, annunciando che la cura per Celeste è stata fornita agli Spedali Civili di Brescia dopo una giornata di attesa. Sulle condizioni di Celeste, Andolina sostiene chei siano peggiorate. «La sospensione della terapia non ha sicuramente giovato alla bambina», spiega. Presente all’infusione anche Ezio Belleri, direttore generale degli Spedali Civili di Brescia che ha aperto le porte alla famiglia veneziana solo per l’effetto impositivo delle ordinanze dei giudici di Venezia.
Ad assistere alla cura, oltre al dottor Andolina, c'erano la dottoressa Molino, biologa di Stamina Foundation, un'infermiera di Mantova e il dottor Giuliano Mastroeni, ausiliario del tribunale di Venezia. «Opero gratuitamente e conoscevo già la famiglia di Celeste. Nelle prossime settimane seguirò l'infusione su un altro paziente» ha detto Mastroeni. Martedì intanto le cure con cellule staminali riprenderanno anche per Noemi, bambina affetta da Sma1 per la quale si è pronunciato il tribunale di L'Aquila che ha nominato ausiliario la dottoressa Molino.
Il 13 agosto scorso, il Tribunale del lavoro lagunare presieduto dal giudice Luigi Perina, su richiesta degli avvocati veneziani Marco Vorano e Dario Bianchini, aveva deciso di nominare il medico bresciano Mastroeni ausiliario in modo che fosse lui e l'équipe medica da lui messa in piedi a compiere l'intervento su Celeste, dopo che erano andate a vuoto altre ordinanze ad aprile e giugno, che imponevano agli Spedali Civili di riprendere le cure. La terapia per Celeste è una cura compassionevole - in deroga ai protocolli sanitari - con infusioni di cellule staminali del midollo della madre utilizzando il metodo "Stamina" contrastato da gran parte della comunità scientifica ma difeso da molte delle famiglie di pazienti.
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