Ancora scritte contro l’Islam Don Nandino: «Stiamo all’erta»

Marghera: maialino, svastica e offese all’entrata del Centro culturale bengalese di via Paolucci Il portavoce: «Siamo qui da tre anni, mai avuto un problema». Il parroco: «Il gesto di uno sciocco»
Di Marta Artico
Scritte denigratorie sulle mura del Centro Culturale Islamico di via Paolucci a Marghera
Scritte denigratorie sulle mura del Centro Culturale Islamico di via Paolucci a Marghera

MARGHERA. Ancora scritte anti Islam sono apparse nel quartiere Cita, all’entrata del Centro culturale Islamico Bengalese di via Paolucci. La mano è inequivocabilmente la stessa: un maialino, una svastica, la scritta “porsei”, offese contro Allah. Per colpire, gli ignoti vandali hanno utilizzato il consueto spray che campeggia anche sui muri della bellissima chiesa copta ortodossa di Campalto non ancora aperta, e sul muro esterno della moschea di via Monzani. La comunità bengalese ha avvertito la polizia. Il primo raid, quello alla basilica egiziana, era evidentemente uno sbaglio: l’ignoto vandalo ha preso di mira la chiesa cristiana pensando fosse una moschea facendosi confondere dalle cupole. Poi si è rivolto al maggior luogo di preghiera della terraferma, ossia il Centro culturale islamico di Venezia e Provincia di via Monzani. Al contempo ha preso di mira la sede dei bengalesi di via Paolucci, bengalesi che sono la comunità di stranieri più numerosa di tutta la terraferma ed hanno una sede anche in via Fogazzaro. «Abbiamo chiuso il Centro domenica sera», spiega il portavoce Taher Khan, «e al mattino ci siamo accorti delle scritte: la croce, la testa di maiale, l’insulto contro Allah. Parole pesanti di qualcuno che non crede in Dio. Adesso dobbiamo pensare cosa fare. Siamo in via Paolucci da tre anni, non ci sono mai stati problemi, nessuno ci ha mai detto che davamo fastidio, mai un disturbo. Quando abbiamo aperto, all’inizio, c’erano stati gruppi di scettici che si erano mossi in anticipo, poi quando ci hanno conosciuto tutto è cambiato e non c’è mai stata alcuna incomprensione. Abbiamo invitato chiunque e partecipiamo a progetti di pace: il nostro centro è aperto a tutti».

Don Nandino Capovilla, parroco della Resurrezione, alla Cita, è rimasto stupito, lui partecipa sempre agli incontri con le comunità musulmane della zona e ha contribuito a creare un bel clima di stima reciproca. «Stiamo facendo un gran lavoro», spiega, «a partire dal tavolo di dialogo interreligioso, senza dimenticare la bellissima iniziativa di ottobre, la tenda delle religioni, alla quale hanno partecipato musulmani, induisti, ebrei: abbiamo acceso la lampada della convivialità. Questa è la città che vogliamo. La paura è frutto di ignoranza ma anche di semplificazione: quando ci si conosce e si sperimenta la bellezza dello scambio, il timore scompare. Noi a Marghera facciamo molto per il dialogo interreligioso. Questo è sicuramente il gesto di uno sciocco, ma l’intolleranza, il poco rispetto e le offese verso i musulmani sono un brutto segno. Quando stigmatizziamo gesti di antisemitismo, dobbiamo anche preoccuparci di un’islamofobia ricorrente. Al di là di quanto accaduto, dobbiamo stare allerta perché non dobbiamo sottovalutare i segnali che ci vengono da quelle letture politiche nazionali e di alcuni partiti che usano l’islamofobia per raccogliere voti, facendo di tutto un calderone, mettendoci dentro la paura dell’altro, dello straniero, dell’immigrato, per creare questo spirito di crociata che è lontano dal Vangelo e dalla chiesa di papa Francesco».

Don Nandino porterà la propria solidarietà ai due centri presi di mira.

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