Anche Caorle vuole un polo termale

Cresce l’entusiamo dopo la decisione di Jesolo di seguire Bibione. Cavallino si tira fuori: «Ma non siamo contro»
Di Giovanni Cagnassi
DINO TOMMASELLA - CAORLE - GENTE IN SPIAGGIA
DINO TOMMASELLA - CAORLE - GENTE IN SPIAGGIA

JESOLO. La costa veneziana come il complesso termale di Abano e Montegrotto, l’idea di un polo termale prende piede e tutti i sindaci, eccetto Cavallino Treporti, ci credono lungo la costa veneziana. E a Jesolo si aggiunge anche Caorle che vuole fare avere un complesso termale. Sarà un modello più vicino al wellness, ma comunque la proposta articolata potrà davvero essere la novità dei prossimi cinque o dieci anni. Lo slancio del sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, che vuole le terme a Jesolo e benedice una copertura di parte del parco a tema acquatico Aqualandia di Luciano Pareschi, che oltretutto vuole creare anche un albergo 5 stelle, ha risvegliato un po’ tutti gli operatori del turismo e adesso anche altri primi cittadini hanno rispolverato i progetti in merito.

Per il momento è solo Bibione ad avere le terme, ormai da vent’anni, con 110 mila ingressi all’anno, più altre 17.900 presenze per le cure di anziani e disabili. Il presidente dell’associazione degli albergatori di Bibione, Silvio Scolaro, fa però una premessa: «Bene le terme su tutta la costa veneziana, ma deve essere acqua termale vera. Mi spiego meglio, una cosa è il wellness, altra è l’acqua termale curativa con certificato e rispetto della legge. Allora tutti devono poter garantire che sia utilizzata acqua termale. Per il resto, credo che questo tipo di offerta possa essere davvero un valore aggiunto sul litorale».

Eraclea Mare ci ha pensato da tempo e anche il vice sindaco, Graziano Teso, lo ha accennato anni fa che Eraclea potrebbe diventare un polo termale di tutto rispetto, anche perchè ormai anche in questa località si parla di un turismo tutto l’anno e già oggi è molto appetibile per il suo paesaggio straordinario.

Chi parla di progetto certo e da realizzare è il sindaco di Caorle, Luciano Striuli: «Noi questo progetto lo abbiamo dal 2007, nella zona di Falconera dove gli studi confermano la presenza in profondità di acqua termale. Si tratta solo di partire e realizzarle, ma promettiamo che ci saranno perché i turisti lo chiedono e anche il territorio».

A Jesolo il sindaco, Valerio Zoggia, come il presidente dell’associazione jesolana albergatori, Alessandro Rizzante, sono sulla stessa linea. «Le terme a Jesolo così come in altre località della costa veneziana», dice Rizzante, «sono senz’altro un’opportunità da sfruttare per un turismo prolungato tutto l’anno. Lo chiedono i clienti a livello internazionale e allora dobbiamo andare avanti cercando di coinvolgere anche i cittadini».

Fuori dal coro c’è solo Cavallino Treporti, con un ragionamento molto limpido del sindaco Roberta Nesto. «Mi sono consultata con gli operatori», dice, «che incontrerò in una riunione il 12 novembre per parlare di turismo. Ebbene, questo è prima di tutto un terreno sabbioso e l’acqua termale non c’è. Noi abbiamo un’altra proposta turistica da sviluppare che si basa su sport e aria aperta, turismo culturale con le fortificazioni e altro. Con ciò non abbiamo nulla in contrario se Jesolo o altre località punteranno sulle terme anche nell’ottica di una diversificazione della proposta turistica sulla costa veneziana».

Il progetto insomma di creare un polo termale lungo la costa veneziana prende sempre più forza, con Bibione già operativa e Jesolo e Caorle pronte ad aggiungersi per completare l’offerta e allungare così la stagione turistica.

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