L’Ance: «Gli interventi di manutenzione a Venezia costano 150 milioni l’anno»

Il presidente Salmistrari si unisce al coro di chi chiede il rifinanziamento della Legge Speciale: «Serve a programmare»

Isabel Barbiero
Un cantiere in corso in centro storico a Venezia
Un cantiere in corso in centro storico a Venezia

 

«Per mantenere Venezia in ordine servono ogni anno 150 milioni, tra scavo dei rii, interventi su fondamente, edifici pubblici e salvaguardia». Così Giovanni Salmistrari, presidente dei costruttori edili di Venezia, critica l’insufficienza dei fondi della Legge Speciale per Venezia, utilizzati anche da enti come Curia e Demanio per fare manutenzione ai propri immobili.

«Il pericolo è un rallentamento dei lavori pubblici: occorrono finanziamenti stabili che permettano una pianificazione a lungo termine, almeno per i prossimi dieci anni». L’urgenza di una strategia di investimento più strutturata e continuativa diventa evidente per l’Ance, di fronte alla necessità di preservare non solo il patrimonio storico e architettonico, ma anche la vivibilità della città.

Edilizia privata: un 2025 incerto

Il 2024 si chiude con un bilancio positivo per l’Associazione dei costruttori edili di Venezia, grazie a un volume d’affari in crescita. «Le imprese hanno beneficiato dell’effetto traino dei lavori privati, incentivati dall’esperienza del Superbonus che ha dato un notevole impulso al settore delle costruzioni» sottolinea Salmistrari. Tuttavia, le prospettive per il 2025 destano preoccupazione, soprattutto a causa dei previsti tagli ai bonus fiscali per la casa. Rischia infatti di penalizzare l’intero settore la decisione del governo di ridurre gli incentivi edilizi fino al 50%, dopo l’esperienza negativa del Superbonus 110%, depotenziando chi intende avviare lavori di ristrutturazione.

«A farne le spese saranno soprattutto le seconde case - continua il presidente - per le quali le detrazioni scenderanno in modo significativo. Ma anche per le prime abitazioni il rischio è concreto, le agevolazioni si ridurranno drasticamente dopo soli tre anni».

Una stretta che potrebbe tradursi anche in una spinta al nero: «Il possibile ritorno al 36% dopo oltre dodici anni di bonus ristrutturazione al 50% potrà infatti indurre alcuni contribuenti a realizzare lavori in nero, accettando uno sconto immediato nel prezzo rispetto ad un’agevolazione così ridotta e spalmata nel tempo».

Edilizia pubblica: orizzonte sereno

Il futuro dell'edilizia pubblica sembra meno preoccupante, ma si prospetta positivo solo nel medio periodo. Le opere finanziate dal Pnrr offriranno sostegno alle imprese di maggiore dimensione, garantendo loro una certa stabilità, ma l'incertezza si fa sentire quando si guarda oltre il 2026.

Come sottolinea Salmistrari «le imprese di costruzioni necessitano di una visione a lungo termine per pianificare efficacemente il loro sviluppo, ma manca una strategia duratura, costringendo le aziende a navigare a vista e a operare senza certezze sul futuro».

Sebbene non si registri una carenza di lavoro, con un saldo positivo di operai impiegati nei cantieri edili, che raggiungono gli 8.715 tra ottobre 2023 e settembre 2024 (+4,84% rispetto all'anno precedente), persiste un problema legato alla difficoltà di ricambio generazionale. La scarsa attrattività del settore, infatti, rende sempre più complicata l'assunzione di nuove forze lavoro.

Il nodo della manodopera

In Veneto mancano oltre mille operai. I profili numericamente più richiesti sono quelli dei conduttori di mezzi pesanti e camion, muratori, manovali ed elettricisti nelle costruzioni civili, con una percentuale di imprese che segnala difficoltà di reperimento record.

Una proposta per risolvere la questione? «Alloggi temporanei per manovali stranieri a un costo massimo di 300 euro al mese per tre anni, favorendone l’integrazione. Case chiuse e sfitte di enti vari potrebbero essere concesse gratuitamente ad Ance, che le ristrutturerebbe coprendo i costi con gli affitti e restituendole una volta ammortizzato l’investimento» propone Salmistrari.

Nonostante stipendi medi di 1.600 euro netti (da operaio neo assunto) e un welfare competitivo, il settore registra difficoltà record nell’assumere, con l’83% delle imprese a corto di muratori e manovali. Tra le soluzioni, Ance punta sul Protocollo con la Prefettura per inserire richiedenti asilo nel mondo del lavoro, o il reintegro dei carcerati: «Più di qualche addetto nelle nostre imprese è un detenuto in regime di semilibertà». conclude Salmistrari.

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