Amianto, un milione di risarcimento

Lo scaricatore aveva lavorato per 29 anni sulle banchine di Porto Marghera e si era ammalato di mesotelioma. Il giudice ha condannato l’Autorità portuale
MARGHERA. Oltre un milione di euro di risarcimento danni: tanto il Tribunale di Venezia ha condannato l’Autorità portuale a risarcire ad un ex lavoratore portuale colpito da mesotelioma, il terribile tumore polmonare provocato dall’inalazione delle fibre di amianto, per decenni sbarcato sulle banchine di Porto Marghera senza alcuna precauzione per gli operai.
 
 «Una sentenza doppiamente da record», commenta l’avvocato Enrico Cornelio, «per il valore assoluto dell’ammontare del risarcimento e anche perché, per una volta, è stato assegnato ad una persona ancora in vita: il signor V.G. è un vero miracolato. Non sono in molti, purtroppo, a sopravvivere a questo tumore: a V.G, per fortuna, il 27 settembre 2009 è stato diagnosticato un mesotelioma pleurico per il quale è stato operato con successo tant'è vero che è a tutt’oggi vivente sia pure dopo ulteriori interventi. Sotto tale profilo è un uomo fortunato e di fibra eccezionale, anche se la protrazione così lunga di una grave malattia è una fortuna discutibile».
 
 Il signor V.G. - 71enne residente a Marghera - ha lavorato dal 1963 al 1992 come scaricatore per la Compagnia lavoratori portuali. Negli anni scorsi aveva già fatto causa all’Autorità portuale non appena gli era stato diagnosticato il terribile tumore, vincendola in primo grado e anche in Appello, anche se è tuttora pendente in Corte di Cassazione. Poi, nel 2015 un nuovo intervento - il quarto - per una nuova massa tumorale e il pensionato con il suo avvocato si sono rivolti nuovamente al Tribunale del lavoro per chiedere il riconoscimento dell’invalidità al 100 per cento e - di conseguenza - un nuovo risarcimento.
 
 Per il giudice del lavoro Margherita Bortolaso non ci sono dubbi, alla luce delle risultanze della consulenza del medico legale: «Accertato che la malattia oncologica già valutata nel precedente giudizio quale malattia tecnopatica (di derivazione causale dell’esposizione professionale all’inalazione di fibre di amianto) con conseguente responsabilità dell’Autorità portuale di Venezia, ha avuto nel 2015 evoluzione peggiorativa (....) con aggravanti connessi allo stesso quadro clinico a partire dal ricovero dell’aprile 2015».
 
 Sta di fatto che il danno biologico è stato liquidato in 897.975 euro - sottolinea l’avvocato Cornelio - oltre agli interessi dal settembre 2009 che portano ad 1.040.531 euro di risarcimento: «Decisione che dovrò appellare», sostiene il legale, «perché il Tribunale di Venezia si ostina ad adottare delle tabelle locali inferiori a quelle milanesi adottate in tutta Italia su indicazione della Corte di Cassazione. Comunque va sottolineato che - anche a seguito sia del lungo periodo di malattia che della gravità dei postumi permanenti attuali, la sentenza ha dato luogo ad un record liquidativo per singolo lavoratore per quanto io possa avere memoria (ed ho una memoria lunga ed estesa)». La sentenza potrà essere appellata dall’Autorità portuale, ma nel frattempo è esecutiva.
 
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