Amianto nella maxi discarica di Val da Rio: intervento hi-tech per la bonifica del sito
Parte dei rifiuti sarà utilizzata per realizzare nuovi piazzali e una banchina. Test pilota d’avanguardia con tecnica “picking”
CHIOGGIA. Nuove risorse e un nuovo progetto per bonificare e restituire al Porto l’area occupata dalla vecchia discarica di Val da Rio. Nei prossimi giorni prenderà il via un progetto innovativo e iper tecnologico per decontaminare l’area dell’amianto di cui si è scoperta la presenza nella fase di avvio dei lavori. In questo modo si potranno recuperare un piazzale da 200 mila metri quadri e una nuova banchina per il porto commerciale. L’amianto aveva provocato lo stop del cantiere, mettendo a rischio l’intera progettualità. Le operazioni supplementari richiederanno dai 13 ai 17 milioni di euro in più oltre ai 35 iniziali. Il tutto dovrà realizzarsi entro i 2024, termine imposto dall’Ue per bonificare i siti italiani oggetto di procedure di infrazione.
la genesi del piano e lo stop
L’accordo di programma per bonificare Val da Rio è stato siglato nel 2019 e mette insieme Stato, Regione, Comune, Autorità di sistema portuale. La gestione della bonifica è affidata al commissario straordinario, il generale Giuseppe Vadalà, e al subcommissario, il maggiore Aldo Papotto. L’appalto è stato vinto dal gruppo Hera. Tutti gli attori si sono ritrovati ieri in municipio per spiegare i motivi dello stop e la nuova ripartenza. «Nella fase iniziale dei lavori», spiega Papotto, «abbiamo riscontrato la contaminazione del corpo rifiuti con amianto. Una presenza che rendeva impossibile la bonifica. Il progetto prevedeva non solo la bonifica del sito, ma il riutilizzo di parte dei rifiuti per creare piazzali e una banchina per il Porto. Abbiamo dovuto stoppare e rivedere completamente le operazioni. Abbiamo lavorato con Arpav e Spisal per concordare una progettazione che metta in primo piano la sicurezza dei lavori e la salvaguardia dell’ambiente. Ne è venuto fuori un unicum a livello nazionale».
la bonifica dell’amianto hi-tech
I 395 mila metri cubi di rifiuti sono stati divisi in 300 celle per la caratterizzazione dei materiali. L’amianto è stimato in 15 mila metri cubi sparsi in tutte le celle, quindi si dovrà procedere con un’operazione selettiva. Il test pilota, che partirà nei prossimi giorni, riguarderà 12 mila metri cubi e quattro celle. Il riscontro empirico potrà dare informazioni utili su come ottimizzare la successiva rimozione completa dell’amianto. La prova pilota utilizzerà la tecnica del “picking”: il terreno finirà lungo nastri trasportatori montati all’interno di un capannone tenuto in depressione per inibire il rilascio di odori e sostanze. Per il monitoraggio verrà utilizzato un software di ultima generazione dello Spisal.
il futuro
«Il sito di Val da Rio è oggetto di forti attenzione dal 2017», spiega il generale Vadalà, «per le dimensioni ma anche per l’importo finanziario e la volontà di restituirlo alla città e al Porto. Con non poche difficoltà, impasse e 58 riunioni dall’inizio della missione, siamo giunti allo sblocco dei nodi più rilevanti, tra cui l’avvio delle opere pilota. La complessità stava nel riutilizzo del corpo rifiuti». Il progetto iniziale costava 35 milioni (27 stanziati dallo Stato). Le operazioni supplementari per la decontaminazione dell’amianto comporteranno un surplus tra i 13 e i 17 milioni. «Il test pilota», spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, «ribadisce l’approccio vincente sinora adottato dalla struttura commissariale per affrontare la messa a norma dei siti di discarica abusiva in procedura di infrazione. La Regione, sin dalle fasi iniziali, si è fatta parte attiva per arrivare al recupero ambientale dell’area stanziando un contributo di 2.500 mila euro». Elisabetta B. Anzoletti
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