Ambrosini, neo presidente di Veneto Banca: «Non siamo come Vicenza»

Il vincitore della sfida guarda con fiducia all’aumento di capitale e alla prossima quotazione in Borsa: «Confido nel sostegno del tessuto imprenditoriale veneto»

MESTRE. "Fiducia e lavoro". Due parole per presentarsi, come nome e cognome. Stefano Ambrosini, nuovo presidente di Veneto Banca, ha la calma di chi sa bene quale impegno gli sia capitato sulle spalle, ma ciò non lo spaventa. Anzi. Fiducia che l’aumento di capitale andrà a buon fine, a differenza di Vicenza; sì all’azione di responsabilità per chiedere i danni all’ex management, da mettere a fuoco in «un mese, un mese e mezzo»; necessità di trovare un partner per Veneto Banca, «indispensabile, nessuno contempla la possibilità di uno stand alone»: queste le traiettorie già disegnate.

Presidente, quali sono le prime mosse in calendario, ora?

«Discorso prematuro. Ora dobbiamo insediarci, già questa sera (ieri dopo l’assemblea, ndr) riuniremo il cda e prenderemo contatto con advisor e stakeholders in vista di aumento di capitale e quotazione. La scadenza di giugno per l’ipo resta idealmente confermata».

Carrus resta direttore generale?

«Sì, mi ha già dato la sua disponibilità per continuare a rivestire la carica di direttore generale. Nel programma era molto chiara l’assenza di un amministratore delegato, gli stessi poteri verranno traslati verso un direttore generale plenipotenziario. Non vedo problemi nell’assetto della governance».

Ai soci ha detto che serve tempo per l’azione di responsabilità contro i vecchi manager: è una frenata?

«No, le azioni di responsabilità vanno fatte, presto Veneto Banca la farà contro i vecchi vertici. Non abbiamo deciso oggi perché il cda uscente non ha messo il punto all’ordine del giorno e c’erano forti dubbi legali sulla possibilità di forzare. Non voglio fare dietrologie sul perché il cda (ex) non abbia inserito il punto, chi mi conosce sa però che può stare più che tranquillo, non esiteremo un attimo. In Alitalia abbiamo vinto in sede civile e penale, in Carrozzeria Bertone idem. Il principio per me è uno solo, chi sbaglia paga, senza se e senza ma. Prendiamoci un mese, un mese e mezzo per valutare, altrimenti se ne esce cornuti e mazziati: si perdono le cause e si devono pure pagare le spese legali».

L’azione di responsabilità sarà anche contro cda appena decaduto o solo contro la gestione Consoli?

«Il focus è certamente sulla gestione precedente a quest’ultima, però alcuni soci hanno sollevato perplessità anche sull’operato degli amministratori appena decaduti: è inevitabile prendersene carico».

C’è fiducia per l’aumento di capitale? Montebelluna è diversa da Vicenza?

«Sì, ho motivi di crederlo. Prima della nostra elezione molti imprenditori veneti, anche importanti, ci hanno detto che avrebbero sottoscritto l’aumento di capitale se ci fossimo stati noi al timone. Altri me l’hanno detto ora, dopo l’elezione. C’è ottimismo, cauto. Ci sono poi operatori sul piano finanziario che avranno un ruolo di primo piano. I fondamentali di questa banca, la situazione, il fattore reputazionale sono diversi da quelli di Vicenza, sono due dossier sensibilmente diversi».

Atlante?

«È una eccellente operazione di sistema, era prematuro dire che non servirà. È sciocco rinunciare ad aprire un paracadute quando ce l’hai nell’aereo. Aspettiamo di vedere se sarà utile oppure no. Non esiste, comunque, una sindrome Vicenza».

Ci sarà qualche bonus per piccoli azionisti che sottoscriveranno l’aumento di capitale?

«Mi piacerebbe poterlo fare ma non so se ci sia la cornice giuridica e pure le disponibilità finanziarie della banca. Sarebbe bello ma serve cautela».

La vigilia dell’assemblea è stata segnata dall’attacco di Bolla, con i conti ai soci sostenitori della sua candidatura.

«L’ho ritenuto un tentativo disperato, un segno di debolezza e sono stato abbastanza profetico. L’ho trovato un gesto inelegante, inopportuno, punito dal proverbiale effetto boomerang».

La ricerca di un partner per Veneto Banca continua?

«È indispensabile, nessuno può ipotizzare uno stand alone per il semplice fatto che non ci sono i numeri per andare avanti da soli. Bisogna non sbagliare il colpo e istruire il dossier molto bene».

@fabio_poloni

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