Ambientalisti contro l’Eni La difesa: «Tutto regolare»
MARGHERA. Eni respinge gli attacchi di alcuni gruppi ambientalisti che l’accusano di voler «importare da Indonesia e Malesia olio ricavato dalle monocolture di palma che distruggono le foreste tropicali del sud est asiatico, dove vivono anche gli ultimi oranghi, per alimentare la grande raffineria di biodiesel a Marghera».
L’accusa, sostenuta dall’ong “Salviamo la foresta” di Amburgo e altre associazioni con sede in Indonesia, Borneo e Malesia che hanno raccolto fino ad ora oltre 100 mila firme sotto un’apposita petizione, viene respinta da Eni che accusa queste associazioni di «scarsa informazione» e ribatte - per bocca di Giacomo Rispoli, direttore Ricerca e Sviluppo tecnologico di Eni Refining & Marketing - che, in realtà, con la nuova bioraffineria «non solo si ridurranno tra il 30 e il 40 per cento le emissioni in atmosfera rispetto alle attuali, ma si utilizzerà solo olio di palma da coltivazioni sostenibili certificate dall’Unione Europea con l’obbiettivo, nel giro di pochi anni, di sostituirlo con l’utilizzo di oli vegetali di seconda e terza generazione, ricavati da scarti alimentari e agricoli o dalla cultura di microalghe che sono già in fase di avanzata sperimentazione nella raffineria Eni di Gela, in Sicilia».
La svolta “green” dell’Eni prevede che entro i prossimi due mesi riaprirà a Porto Marghera la raffineria dell’Eni (la prima ad essere costruita in Italia nel 1926 e ora riconvertita) ed entro il 2017 entrerà in funzione anche un nuovo impianto di Versalis (sempre del gruppo Eni) a produrre e lavorare oli vegetali - in joint venture con l’americana Elevance Renewable Science - con la nuovissima tecnologia world-scale per la produzione di bio-intermedi chimici destinati a settori applicativi ad alto valore aggiunto quali detergenti, bio-lubrificanti e prodotti chimici per l’industria petrolifera.
«Il biodiesel che sarà prodotto a partire dalla prossima primavera nella raffineria veneziana», spiega l’ingegnere Rispoli, «ha un elevato potere calorifico rispetto a quello del tradizionale Fame» e permetterà così ad Eni di ridurre i quantitativi di biofuel che usa attualmente come additivo nei carburanti convenzionali fossili. ll biodiesel sarà inizialmente prodotto da oli vegetali, in particolare nella prima fase (aprile 2014-fine 2015) da olio di palma certificato secondo le norme volontarie, approvate dalla Commissione europea che vietano la coltivazione della palma da olio in zone di alta biodiversità come le aree ricoperte da foresta primaria nel Sudest asiatico».
La produzione della bioraffineria veneziana «coprirà il 50% del fabbisogno di diesel del gruppo Eni e la sua rete di distributori entrerà in funzione con una produzione di 300mila tonnellate annue che diventeranno 500mila a regime nel 2015». Tutto ciò sarà «fatto in sintonia con la normativa europea, Renewable Energy Directive, che prevede l'additivazione del 10% di potere calorifico bio nei carburanti, attraverso bio etanolo e bio diesel, entro il 2020 in modo di ridurre le emissioni di Co2 nell'ambiente».
«La chimica da fonti rinnovabili come gli oli vegetali avrà un ruolo centrale nel nuovo approccio industriale e commerciale», ha spiegato Daniele Ferrari, amministratore delegato di Versalis spa. «La bioraffineria e l’accordo con Elevance rafforzeranno ulteriormente la nostra capacità di crescere nell’innovazione verde, favorendo anche la trasformazione di un stabilimento petrolchimico in un sito sempre più competitivo e sostenibile».
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