Altro stop alla centrale a biogas

Portegrandi. Ancora un “no” dopo quelli di Soprintendenza e Salvaguardia

PORTEGRANDI. La Conferenza dei servizi boccia la centrale a biogas. È una vittoria del Comune e del neonato comitato per la Salvaguardia di Portegrandi lo “stop” arrivato ieri mattina dall’organo preposto a dare il via libera al progetto che avrebbe dovuto svilupparsi proprio in bocca alla conca di Portegrandi e proposto dall’azienda agricola I Marzi.

Dopo il parere della Sovrintendenza e della Commissione Salvaguardia è giunto il “no” da parte degli enti riuniti nella Conferenza (presenti oltre a Regione, Comune, Provincia e proponenti, anche Avepa, Asl 12 e Arpav). È prevalsa dunque la salvaguardia del piccolo "gioiello" tra il Sile e la laguna di Venezia, di enorme pregio ambientale e paesaggistico. All’incontro hanno partecipato anche una delegazione di residenti, che in queste settimane si sono dati da fare per raccogliere sottoscrizioni, scrivere lettere al Comune di Quarto e altri Comuni vicini e alle autorità che avevano voce in capitolo, ricordare i pericoli per la viabilità, la delicatezza dell’ecosistema e non solo.

All’inizio doveva entrare un rappresentante, poi per concessione del presidente di commissione, l’intera delegazione di una decina di persone ha potuto prendere parte all’incontro.

«La presenza dei cittadini» spiega il sindaco Silvia Conte «ha dimostrato ancora una volta che questo gioiello è "bene comune" (oltre ad essere sito Unesco patrimonio dell'umanità). La Regione ha lasciato aperta la possibilità di una alternativa con diversa collocazione dell'impianto, ma non credo che sia possibile spostare la Laguna di Venezia: tutta l'area aziendale ricade dentro il perimetro della conterminazione lagunare. Pertanto non cambiando le premesse il parere del Comune non potrà essere diverso da quello già espresso».

C’è poi da dire che il tempo per poter fruire degli incentivi sta per scadere e pertanto è molto difficile che possa essere presentato un nuovo progetto. Conclude: «Lo scampato pericolo non deve però fare abbassare la guardia: è urgente che la Regione stabilisca le linee guida per indicare la tipologia di siti dove non consentire questi impianti. Dopo le buone intenzioni dichiarate, ad oggi non è stato deliberato nulla in tal senso. 120 impianti realizzati in Veneto senza una visione d'insieme. Non sarebbe il caso di decidere per il futuro? Per tutelare il territorio e anche dare regole certe alle aziende». (m.a.)

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