Altri 25 ospiti alla Croce rossa «Ma sappiamo che chiuderà»
JESOLO. Croce rossa di Jesolo, futuro sempre più incerto. Intanto sono saliti a 25 i "dublinanti", ospitati nella struttura di via Levantina. Sono quei cittadini extracomunitari fermati nei Paesi d'Europa senza documenti di soggiorno, rispediti nel Paese in cui sono sbarcati, in questo caso l'Italia. I dipendenti, civili e militari, della struttura temono per il loro posto di lavoro alla luce della privatizzazione in corso. «Di questo passo», spiega Ferdinando Bisignano del sindacato autonomo Cisal, «la chiusura della struttura di Jesolo non sarà così lontana. Qui siamo in 40 a rischiare i losto di lavoro, 4 mila in tutta Italia. Noi chiadiamo la mobilità assistita e l'abrogazione del decreto 178. Non sappiamo davvero cosa farà la croce rossa senza il personale civile e militare impiegato».
Ancora uno o al massimo due anni e davvero la croce rossa potrebbe lasciare Jesolo. E molti tirerebbero un sospiro di sollievo, senza più avere la spada di Damocle dell'invio forzato di clandestini di ogni tipo. Il gruppo dei socialisti, con Claudio Ferro, ha sempre sostenuto che la struttura, se spostata altrove, aprirebbe le porte alle future terme tanto attese al lido e ha presentato anche un progetto che prendeva in considerazione le caratteristiche dell'acqua di mare, magari sapientemente riscaldata. Un grande polo termale collegato al futuro polo riabilitativo previsto per Jesolo che verrebbe conservato in ogni caso indipendentemente da un eventuale ospedale unico del Veneto Orientale. Se la croce rossa davvero dovesse essere chiusa, o venduta, per Jesolo ci sarebbero potenzialità di sviluppo enormi in ambito riabilitativo e termale. Il Psi di Jesolo, attraverso il segretario Italo Bragato, ha anche espresso fiducia e speranza nell’operato del direttore generale dell'Asl 10, Carlo Bramezza. (g.ca.)
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