Altolà alla Fondazione di Venezia, Orsoni affonda il Museo del Novecento
VENEZIA. Doccia gelata di Orsoni su M9. Il sindaco manifesta pubblicamente tutte le sue riserve e perplessità verso il Museo del Novecento, che così tante aspettative sta generando in città. Alla resa dei conti il sindaco appare decisamente tra i meno convinti di un progetto così tanto atteso per rianimare il cuore della città, sempre più povero di vita e di attività.
Orsoni ha parlato giovedì sera al «Palco», il locale in piazzetta Cesare Battisti che ha ospitato un incontro voluto dall'associazione «Una Grande Città», animata dall'infaticabile Alfredo Scibilia e da Massimo Sorarù, per discutere del futuro di Mestre.
Orsoni ha affrontato tutti i temi sul tappeto. Dall’ex Umberto I, al tram, passando per Forte Marghera. E all'inizio sembrava refrattario ad affrontare l'argomento M9, poi nel suo stile, sempre molto schietto, senza peli sulla lingua, ha sparato ad alzo zero contro il progetto: «Sono convinto che la cosa peggiore sia la politica degli annunci, le cose prima di farle, vanno verificate in concreto. M9 è un intervento edilizio e commerciale fatto da un privato che rientra nel disegno generale di riqualificazione di via Poerio».
Il distacco di Orsoni da M9 è tale che, non solo, non rilascia neppure la patente di progetto culturale al Museo, ma non cita mai, nel corso di tutta la serata, il nome del privato promotore dell'iniziativa, che non è l'impresa «pinco pallino», bensì la Fondazione di Venezia.
«I problemi di M9 sono tanti», osserva il sindaco, «bisognerà vedere anzitutto se ci sono i soldi per realizzare il progetto e con quanta serietà si è lavorato sull'aspetto finanziario. Io ho molte perplessità su questo intervento. Sarà da verificare se il privato è in grado di sostenere l'investimento e in prospettiva delle gestione economica del Museo, valutato in 5/6 milioni all'anno. Una gestione, che non è in grado autofinanziarsi, voglio quindi capire chi la sosterrà economicamente. Poi c'è l'aspetto dei contenuti», insiste Orsoni, «sarà un museo con foto, monitor e video, dal quel poco che so. Se è questo che vogliono fare ho qualche perplessità. E le mie perplessità aumentano vista la crisi dei mercati, poiché il patrimonio del privato in questione, è strettamente legato all'andamento dei mercati. Attenti quindi a non entusiasmarsi per una cosa che non so, se vedremo mai».
Orsoni affonda il colpo su Giuliano Segre, presidente della Fondazione, con il quale ha ingaggiato un braccio di ferro, già da mesi. Va da sè che non può essere la città, rinunciando a M9, a fare le spese di uno «scontro di potere». Ma non è questo che anima Orsoni, il quale parla chiaramente di carenza di risorse per far fronte al progetto, per cui sono già stati spesi circa 40 milioni. E ad oggi dalla Fondazione non sono mai giunti segnali in questo senso. E’ evidente che ora bisognerà fare chiarezza su questo punto. C’è però di più nel ragionamento articolato da Orsoni, dal quale emerge un’idea precisa sulla politica culturale cittadina, in base alla quale «Mestre non deve sentirsi estranea alle iniziative e ai luoghi della cultura di Venezia». Nel senso che la città è una sola, per cui «anche Mestre deve godere della bellezza dei musei veneziani e della Fenice, che è uno dei migliori teatri del mondo». Tutto vero, ma vaglielo a spiegare ai mestrini che devono rinunciare a M9 per godersi il Correr. Anche perché non si capisce il motivo per cui le due cose sarebbero l’una alternativa all’altra.
Pare di rivivere la polemica di 30 anni fa, quando qualcuno in Comune si chiedeva che senso avesse investire sul Toniolo quando c’erano già Fenice e Goldoni. Oggi c’è qualcuno che rinuncerebbe al Toniolo?
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