Alternanza scuola-lavoro per oltre 11 mila studenti
L’ufficio scolastico e i presidi: «Il progetto funziona, centinaia di enti coinvolti» Ma le critiche non mancano. Lo Snals: «È meglio concentrarsi sull’istruzione»
Dopo le pagelle di giugno per gli studenti veneziani delle scuole superiori è tempo di un bilancio di fine anno anche per l’alternanza scuola-lavoro. I numeri del progetto introdotto nel 2015 e che quest’anno ha coinvolto le classi terze e quarte: in migliaia hanno svolto un periodo formativo, centinaia le convenzioni stipulate tra scuole e aziende o enti.
Tutti i dati.
Stando ai dati dell’Ufficio scolastico regionale (Usr) nell’anno scolastico appena concluso sono ben 11.925 i ragazzi e le ragazze frequentanti le classi III e IV delle scuole superiori del Veneziano coinvolti nell’alternanza scuola-lavoro. Un altro dato interessante, che riguarda l’anno scolastico 2015/2016 ma che fotografa ugualmente una tendenza significativa, è che da un monitoraggio dell’ufficio scolastico regionale il 93% degli studenti risulta effettivamente in un progetto formativo individualizzato. E il restante 7%? Come spiega Annamaria Pretto, referente regionale dell’Usr per l’alternanza scuola-lavoro, «si riferisce ad alcune discrepanze nelle rilevazioni compiute dal Ministero rispetto a quelle dell’ufficio scolastico regionale. È solo un problema di mancata comunicazione da parte dei presidi o dei referenti, i numeri restano ottimi e sembra proprio che il progetto stia funzionando». Addirittura le scuole avrebbero svolto un numero di ore a superiore alle medie annue. Su un totale di 200 ore previste per i licei e di 400 ore per gli istituti tecnico-professionali da spalmare negli ultimi tre anni, risulta che, per un singolo anno scolastico, i licei hanno svolto 86 ore su 66, gli istituti tecnici 136 su 133, e i professionali 152 su 133. Più ore di quelle previste? «No, in realtà le scuole preferiscono fare più ore al terzo e quarto anno e meno al quinto, così da lasciare spazio alla preparazione degli esami di maturità», spiega ancora Annamaria Pretto.
Enti e aziende.
Moltissime le convenzioni stipulate dai dirigenti scolastici (per il solo liceo Bruno-Franchetti addirittura 120 tra enti pubblici e aziende). Suddivise in ciascuno dei settori economici: secondo l’Usr, tra le centinaia di convenzioni stipulate, il 20% delle scuole si è accordata con aziende del settore primario, il 56% con quelle del secondario, addirittura il 78% ha mandato i liceali nelle imprese del settore terziario. Per citare alcuni esempi: gli studenti del classico Marco Polo hanno svolto il tirocinio a Ca’ Farsetti, all’Ateneo Veneto, al Policlinico di Padova o negli studi legali; quelli dell’artistico in enti pubblici, come i Musei Civici, o privati, come la Fondazione Pentagram; in molti dell’Algarotti hanno lavorato nel settore servizi (Trenitalia e Save, ma anche agenzie di viaggio) e nelle strutture ricettive (alberghi e ristoranti). Molti tirocini anche nel volontariato: alla scuola di S. Maria dei Battuti a Mestre, o nelle parrocchie per i programmi estivi dei Grest.
Opinioni diverse.
C’è molta soddisfazione tra i dirigenti scolastici per questi primi due anni di alternanza del progetto scuola-lavoro. «Non abbiamo avuto nessuna lamentela o problema disciplinare. Possiamo dirci molto soddisfatti dell’esperienza», il commento di Roberto Gaudio, preside del liceo Bruno e Franchetti. Non mancano, però, le critiche. Per il sindacalista Giovanni Giordano, segretario provinciale Snals, i nodi sono più di uno. «Ogni scuola decide quando fare i tirocini, alcuni durante l’orario, altri nelle vacanze, non c’è una linea comune. E poi, siamo sicuri che tutte le esperienze siano positive, e che gli studenti siano seguiti? Si cerca di fare mille cose diverse, con il rischio di non farne neanche una bene. Sarebbe un buon passo avanti se, intanto, la scuola riuscisse a dedicarsi al meglio all’istruzione».
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