Allontanate sette donne marocchine: «Non parlate italiano, niente donazione del sangue»
PORTOGRUARO. «Non parlate italiano, perciò non si può accettare la donazione di sangue». La più giovane delle donne, studentessa universitaria, ha precisato che era stata già certificata la loro idoneità, e si è offerta di fare da interprete, ma è stata rifiutata. Solo lei avrebbe potuto effettuare la donazione, ma, per spirito di solidarietà, ha seguito le sette giovani marocchine che, deluse, sono uscite dal centro prelievi dell'ospedale e sono ritornate a casa. Si erano convinte a diventare avisine, dopo i vari incontri che il loro presidente Tanji Bouchaib, aveva organizzato al centro culturale islamico di Annone Veneto, con Silvano Vello, presidente della locale sezione, e l'Avis regionale il cui vice presidente Francesco Joppi aveva detto: «A Verona abbiamo favorito l'incontro tra culture diverse: cattolici, musulmani, e buddisti si sono confrontati sulla necessità della donazione senza frontiere e pregiudizi».
Quindi perché no ad Annone, paese con una forte presenza di stranieri di etnie diverse? È facile immaginare quindi la reazione del presidente Silvano Vello, quando è stato messo al corrente dell'accaduto: «Come Avis stiamo attivando ogni forma di propaganda e sensibilizzazione che le nostre possibilità umane e finanziarie di associazione di volontari senza finalità di lucro, ci permettono», riferisce Vello, «per scontrarci poi con una realtà rigida e fuori del tempo. Il sangue è rosso per tutti, ed inoltre era già stata appurata l'idoneità, quindi sarebbe bastato consentire alla ragazza di collaborare senza trincerarsi dietro una norma che vincola il donatore a sottoscrivere un prontuario con termini medici difficili anche per gli stessi italiani . Grazie all'impegno avisino, la nostra zona, almeno per ora, gode di una buona autonomia trasfusionale, però non ho trovato corretto il rifiuto vista la difficoltà che noi abbiamo nel convincere i giovani alla donazione».
Dal centro culturale islamico Assalam risuona chiara la voce di Tanj Bouchaib: «La cultura araba e la religione musulmana incoraggiano la donazione del sangue come pratica per aiutare il prossimo», chiosa il presidente, «anche il nostro re è un donatore dell'Amds equivalente dell'Avis, ed aggiunge, voglio pensare che si sia trattato solo di uno spiacevole episodio e non di qualcos'altro. Abbiamo organizzato incontri con oncologi e ricercatori per illustrare la prevenzione e la cura del tumore al seno, con una massiccia presenza di donne che si sono poi sottoposte a visite preventive ed essere riusciti ad avere una risposta così positiva ci aveva fatto credere di essere sulla buona strada per una perfetta integrazione. Questo rifiuto ha vanificato tutto il nostro impegno, che è comunque proseguito con i colori della scuola, tutti i colori degli studenti: dalla scuola dell'infanzia all'università senza alcuna differenza tra italiani, nigeriani, cinesi e ucraini, il cui balletto Hora Unirii ha ulteriormente evidenziato l'unione dei giovani nella cultura».
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