All’Iron Man dopo la caduta e con sette costole rotte. «Le strade più pericolose? Quelle del Lido»

L’impresa di Alessandro Ballarin, 59 anni, docente al Conservatorio. «Ma se avessi fatto i raggi prima della gara non sarei partito»

Eugenio Pendolini
Alessandro Ballarin all'Iron Man di Nizza
Alessandro Ballarin all'Iron Man di Nizza

LIDO. Se l’avesse saputo prima di sicuro non avrebbe partecipato all’Iron Man di Nizza, dice. Falli tu quasi quattro chilometri di nuoto, 180 di bici con 2400 metri di dislivello e una maratona con sette costole rotte a 59 anni.

Ma quella caduta sulle strade del Lido dove si allena quasi ogni giorno ancora non aveva una diagnosi precisa, il dolore era tutto sommato sopportabile. E buttare al vento sei mesi di allenamento gli sembrava un delitto. E così Alessandro Ballarin domenica a Nizza ci è andato. Ed è andato anche forte: arrivato a metà classifica della sua categoria, ha recuperato 30 posizioni.

Soglia del dolore altissima, tanta perseveranza. Ma anche l’appello a una manutenzione più attenta alle strade del Lido, il cui asfalto in alcuni tratti rischia di trasformarsi in una trappola soprattutto per i ciclisti. Anche quelli più esperti. C’è tutto questo nella storia capitata ad Alessandro Ballarin, 59 anni, residente al Lido.

Per anni ha suonato la tuba alla Fenice, oggi insegna al conservatorio di Udine. Grande sportivo e triatleta, è iscritto alla società Venezia Triathlon. La settimana scorsa stava sciogliendo le gambe e provando i copertoni nuovi della sua bici da corsa quando ha perso il controllo all’altezza degli Alberoni.

«La mia andatura era tranquilla», racconta, «ho preso la mia borraccia, come mi è capitato di fare altre mille volte, una mano sola sul manubrio, ma la ruota è entrata in una buca e sono stato catapultato sull’asfalto. Il manubrio mi ha colpito il costato».

Il rientro a casa, dolorante. Ma ormai l’obiettivo dell’Iron Man era già nel mirino. Ballarin decide di partecipare ugualmente. Al suo rientro al Lido, quel dolore al costato non era ancora scomparso.

E così, meglio farsi controllare: «Altre volte mi è capitato di cadere in bici, ma mai avrei pensato di avere sette costole rotte. La dottoressa che mi ha visitato ha detto che ero diventato il suo idolo. Ad ogni modo, mi ha anche messo in guardia sui rischi corsi: se avessi fatto i raggi prima della gara, non sarei partito».

Ma accanto all’impresa sportiva, c’è il rischio per l’incolumità a causa di un asfalto irregolare nel tratto di strada che precede il piazzale del ferry boat per Pellestrina. «Faccio un appello agli amministratori: cercate di risolvere questa situazione», conclude Ballarin, «cadendo, ho battuto la testa. Non ho avuto conseguenze grazie al casco. Ma chi non è allenato rischia di rimetterci la salute».

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