Alle 7.30 alle Zattere in pellegrinaggio con il Patriarca
VENEZIA. Con il patriarca Francesco Moraglia, alle 7,30, c’era tanta gente nella chiesa dei Gesuati, alle Zattere, per il primo dei pellegrinaggi mariani diocesani del primo sabato del mese.
«Questo tempio votivo dedicato alla Madonna – ha ricordato don Raffaele Muresu – era luogo di pellegrinaggio dei marinai». Lungo la fondamenta delle Zattere fino alla basilica della Salute le persone hanno meditato, sotto la pioggia, il santo rosario. Alla Salute – in corso vi sono restauri conservativi del presbiterio, del coro e della sacrestia dell’Incoronata – monsignor Moraglia ha celebrato la liturgia: «La prima immagine della Chiesa è quella orante. La preghiera ci aiuta a non chiuderci in noi stessi, a non contare solo nelle nostre forze».
E rivolto ai “confratelli” ha detto: «È saggezza fermarsi. La fatica, il correre del ministero ci asciuga, mezza giornata di ritiro spirituale ci mette in contatto nuovo con Dio».
Poi la colazione nei locali del Seminario. Un momento di grande intesità, in cui i partecipanti hanno potuto incontrarsi e parlare assieme. Un momento d’incontro, com’è stato sottolineato.
Il più contento è parso proprio il Patriarca. Moraglia ha salutato tutti, ad uno ad uno. Piera Chinellato di Mira Porte: «Ho partecipato a tutti i pellegrinaggi, mi fanno riscoprire la fede. È quella che mi muove». Tre suore di Marghera, francescane missionarie di Gesù Bambino, si sono alzate all’alba: «Le parole del Patriarca infondono coraggio e speranza».
Nicoletta Romor ha chiesto al presule una speciale benedizione: «Sono di San Nicolò dei Mendicoli. Con la mia famiglia dobbiamo prendere una decisione importante, rimanere in Italia o andarcene in Australia».
Il pastore Francesco l’ha ascoltata, le ha posato la mano sulla fronte, insieme hanno pregato. Attimi di grande intensità. La signora Grazia è della parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo: «Sono una scout Masci. Ho nel cuore l’attualità, sono giorni difficili», ha detto con il pensiero alle centinaia di morti di Lampedusa. «Purtroppo nessuno ha soluzioni pronte per risolvere il problema. Solo la preghiera indica le strade da pecorrere».
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