Allarme per il deposito gpl via alle verifiche in Regione

Chioggia. La neoconsigliera M5S Erika Baldin: «Controllerò ogni autorizzazione» Bellemo (Ascot): «Inutile avere la bandiera blu e poi accettare questi progetti»

CHIOGGIA. Verifiche in Regione per capire l’iter che ha portato alle autorizzazioni per il deposito di gpl in Val da Rio. Le promette la neoconsigliera regionale del M5S, Erika Baldin, che contesta il metodo con cui si è deciso l’intervento che crea forti perplessità anche nel mondo turistico. Da giorni in città non si parla che del nuovo deposito di gpl a Punta Colombi.

Pensare che il porto ospiterà fino a 9.000 metri cubi di gpl fa paura. Si teme per la vicinanza delle case, per l’impatto sull’attività portuale e su quella peschereccia. In origine il progetto riguardava il bunkeraggio di oli minerali, ma nell’ultimo anno sono state chieste autorizzazioni per un ampliamento che riguarda lo stoccaggio di gpl. Tutto l’iter autorizzativo è passato sopra la testa del Comune (Governo, Regione, Provincia) che si è limitato a verificare la compatibilità urbanistica. «Questa vicenda», spiega il sindaco, Giuseppe Casson, «trova origine in scelte urbanistiche di precedenti amministrazioni. Sia il Piano regolatore del porto che il vigente Prg del Comune prevedono che l'area di Val Da Rio sia destinata a attività di bunkeraggio. La vicenda è stata interamente gestita dal Ministero delle attività produttive. Noi ci siamo limitati a certificare la conformità urbanistica. Evidente che vi sarà la massima attenzione e una costante e continua vigilanza affinché venga garantito il rispetto delle prescrizioni di sicurezza». Proprio l’iter lascia perplessa la Baldin. «Interventi di questo tipo non possono essere calati dall’alto», spiega la consigliere regionale, «la gente va coinvolta subito. Qui invece ci troviamo a cose fatte, senza nemmeno un passaggio in Consiglio comunale. Un modus operandi che non ci piace e sul quale faremo tutte le verifiche del caso». Pretendono chiarezza anche gli operatori turistici. «Se anche esistono tutte le autorizzazioni del caso», spiega Giorgio Bellemo di Ascot, «non può essere che si proceda in spregio ad una città che come Venezia viene considerata “particolare”. Va capito chi ha rilasciato il parere e chi sono i politici “distratti”. Che senso ha lottare per la Bandiera Blu se ci poi subiamo un intervento che, rassicurazioni a parte, non rassicura nessuno».

La ditta, la Costa Bioenergie del gruppo SocoGas di Fidenza, ha presentato una relazione tecnica in Provincia per ottenere il nulla osta ambientale per l’ampliamento del progetto originario. L’obiettivo è rendere indipendente il Nordest dalle forniture estere di gas, principalmente francesi, dopo la chiusura delle raffinerie di Cremona, Mantova e Marghera sfruttando la via del mare. In pratica le gasiere arriverebbero a Chioggia, scaricherebbero il gpl nei tre serbatoi di 3.000 metri cubi ciascuno. Il carburante sarebbe poi trasportato via fiume, attraverso Canal di Valle e il Po, in tutta la pianura padana e con le autobotti nelle stazioni di servizio della zona.

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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