Allarme ’ndrangheta a San Donà Cereser: «Chi sa, deve parlare»

L’appello del sindaco dopo le recenti indagini sulle infiltrazioni della malavita nel Veneto orientale «Ci sono molte aziende in difficoltà economiche pronte a essere rilevate da gente senza scrupoli»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' - CERESER ANDREA - PRESENTAZINE CANDIDATURA X PROSSIMO MANDATO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' - CERESER ANDREA - PRESENTAZINE CANDIDATURA X PROSSIMO MANDATO
SAN DONÀ. «Chi sa parli». Il sindaco Andrea Cereser lancia un appello che si estende tra San Donà e Jesolo, dove è forte il sospetto di infiltrazioni della criminalità organizzata oggi sotto la lente di ingrandimento di nuove a capillari indagini in tutto il Veneto. Le indagini che stanno rivoltando la nostra regione come un guanto ed evidenziando una forte presenza della ’ndrangheta sono partite proprio da San Donà. Nel marzo scorso furono spiccate sette misure cautelari, assieme a una sessantina di perquisizioni, nel quadro di una indagine su infiltrazioni di stampo mafioso nel Nord Italia. I provvedimenti, sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Venezia, hanno messo in luce un sodalizio vicino alla ’ndrangheta calabrese, mediante l’acquisizione di società in crisi poi intestate a prestanome.


Questo per organizzare truffe ai danni di fornitori dei più vari generi, istituti di credito e finanziari. L’indagine era scattata nella zona di San Donà, proseguita con diversi arresti. Un volume d’affari stimato attorno ai 12 milioni, con reati che andavano dalla violenza aggravata dal metodo mafioso alla truffa, bancarotta fraudolenta, ricettazione e riciclaggio. E gli inquirenti avevano focalizzato anche un’azienda di ristorazione nel Basso Piave.


Nell’agosto del 2015 a Jesolo un giovane dipendente stagionale era stato invece minacciato e poi picchiato nel retrobottega del supermercato Bafile Market. Chiedeva lo stipendio, ma non sapeva che il supermercato era gestito, in affitto d’azienda, da una società vicina al sodalizio criminale. L’esercizio fu poi svuotato nottetempo tra il 30 e 31 agosto. Un episodio che fece discutere e sollevò molte richieste di chiarimento, soprattutto dai gruppi di Sinistra Italiana che con Salvatore Esposito hanno sollevato più volte l’emergenza criminalità organizzata al lido.


«Le indagini stanno andando avanti in questo territorio», dice Cereser, «non certamente immune dall’ondata di criminalità che le forze di polizia e la Procura stanno svelando. Ci sono aziende in difficoltà pronte per essere rilevate da persone senza scrupoli. Per farlo però si devono appoggiare a immobiliaristi, ingegneri, notai, banche, professionisti vari che non possono non sapere. E queste persone devono subito denunciare. Oggi la criminalità indossa abiti eleganti e tiene in mano una valigetta, non c’è più l’immagine di coppola e lupara. Ci sono indagini in corso, ma abbiamo anche bisogno che chi vive e lavora qui onestamente e nel rispetto delle regole non ceda e dica quello che sa».


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