Allarme "doping estetico” da Venezia: cinquantenni all’ospedale

Il primario De Riva: «Si moltiplicano i casi di sportivi amatoriali che utilizzano farmaci o sostanze che provocano patologie o disfunzioni endocrine»
Doping: emergenza tra gli atleti della domenica
Doping: emergenza tra gli atleti della domenica

VENEZIA. Belli fuori, a rischio dentro. Se esiste un doping sportivo ben conosciuto – che da un lato viola leggi, falsa risultati e mette a repentaglio la salute – ne emerge ultimamente anche uno “estetico” sempre più praticato specie nella mezza età. I prodotti possono essere anche gli stessi usati dagli atleti senza scrupoli solo che, a chi non interessa la prestazione sportiva ma l’aspetto fisico, si va a intervenire su struttura muscolare e dimagrimento. Ne va che negli ospedali i casi di cinquantenni alle prese con problemi endocrini di questa natura si stano moltiplicando.

E l’allarme viene lanciato da Carlo De Riva, direttore del Servizio malattie endocrine, del ricambio e della nutrizione dell’Usl 3 Serenissima. «La pratica dopanti, anche quella finalizzata al fare sport amatoriale o per migliorare il proprio fisico, nuoce alla salute», spiega il primario dell’Angelo.



«Con sempre maggiore frequenza accogliamo e assistiamo persone malate di doping. Gente arrivata ad avere patologie e disfunzioni endocrinologiche a causa dell’uso improprio di sostanze usate per il miglioramento della performance sportiva, o anche più semplicemente a solo scopo estetico. Non parliamo quindi solo di atleti agonisti, ma di pratiche dopanti utilizzate nell’agonismo che ora si sono diffuse, e vengono messe in atto sempre più spesso, anche tra soggetti non necessariamente definibili atleti. È un fenomeno in forte crescita e non meno grave di quello sportivo». Dal punto di vista legislativo in Italia, secondo la Legge 376/2000, il doping è la somministrazione o assunzione di farmaci o sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, e l’adozione di pratiche mediche, non giustificate da condizioni patologiche. Quindi uso di farmaci non necessari alla salute. «Se il doping in agonismo punta a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo per alterare le prestazioni agonistiche, c’è anche altro», sottolinea infatti il dottor De Riva.

«Se per sentirmi più attraente potenzio le mie masse muscolari assumendo farmaci, li uso indipendentemente da una necessità terapeutica, e pure questo è doping e fa male. Le sostanze e le pratiche dopanti sono moltissime, e vari sono i rischi derivanti. Facciamo solo l’esempio del doping ematico. Gli atleti si sottopongono a trasfusioni o autotrasfusioni di sangue arricchito di globuli rossi, che assicurano un maggior apporto di ossigeno ai tessuti ma con possibili pesanti ripercussioni sulla salute. E i rischi derivati dalle varie pratiche dopanti per farsi belli possono causare infarto, ischemia e ictus, o aumentare la probabilità di contrarre leucemie e nefropatie. Si può arrivare all’ipoglicemia grave, al diabete o incrementare il rischio oncologico e fino alla impotenza. Il consiglio è di evitare tassativamente tali pratiche. L’unico doping che non fa male e che dà risultati veri in ogni ambito, sia a breve che a lungo termine, è il sudore, l’allenamento sano e la passione pulita».

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