Allarme capesante con il cadmio, pescate in zona vietata

Dieci pescherecci incastrati dai tracciati radar: è emerso che le “cape” arrivavano da tratti di fondale diversi da quelli indicati: accusati di frode e sospesi per un mese

di Diego Degan

CHIOGGIA. Quando i veterinari dell'Asl 14 hanno trovato tracce di cadmio (un metallo pesante, tossico anche a basse concentrazioni) nei campioni di molluschi prelevati, per le analisi di routine, al mercato ittico, si sono stupiti non poco: i bulli e le cappesante sotto esame, infatti, provenivano da ambiti di pesca del Sandonatese da sempre considerati “puliti”. Ma quando la vicenda è passata al vaglio dei carabinieri tutto si è chiarito: i molluschi provenivano davvero da zone inquinate, solo che erano quelle vicino a Porto Tolle e i documenti di provenienza dichiaravano il falso. Sono così finiti nei guai dieci pescatori di Chioggia che, con i loro pescherecci (Nonna Gina, Gionni Alberto, Stella Maris, Salvador I, Carlo Alberto, Leonardo S II, Mariella e Silvano Cococi) avrebbero prelevato i molluschi in acque vietate o internazionali (per le quali la procedura di conferimento al mercato è più complessa, rispetto alle acque nazionali) ma avevano dichiarato di averli pescati in acque consentite. Nei loro confronti, quindi, l'accusa di frode in commercio e falso in atto pubblico, ma anche quella di procurato allarme, dato che, in conseguenza delle loro certificazioni sulla provenienza del pescato, due ambiti di pesca del sandonatese sono stati interdetti per un mese, causando forti danni economici anche ad altri pescatori.

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