Allarme bomba a Palazzo Ducale, personale sotto inchiesta

Gli involucri trovati nel cortile sarebbero stati abbandonati da un "interno". Indagine della Digos. Si attendono i risultati della polizia scientifica
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 24.03.2016.- Allarme bomba a Palazzo Ducale.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 24.03.2016.- Allarme bomba a Palazzo Ducale.

VENEZIA. Esclusa con tutta evidenza la pista del terrorismo islamico o di altro tipo, gli inquirenti per i due involucri trovati giovedì all’alba all’interno dei due pozzi nel cortile di Palazzo Ducale, gli inquirenti sembrano orientati a “battere” una pista interna al museo più importante della città lagunare. Ancora non ci sono certezze - il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito e gli investigatori della Digos sono in attesa dei risultati dei colleghi della Scientifica sugli involucri e sulle tracce rossastre trovate sulla carta che avvolgeva i quarzi - ma sembra davvero difficile che un esterno possa essersi introdotto all’interno del Ducale per lasciare quei due oggetti.

Nel passato ci sono state tensioni sindacali tra il personale, la maggioranza del quale è dipendente di una cooperativa culturale, ma da mesi non ci sono scioperi o altri tipi di proteste. Certo però che tra venti giorni scade l’appalto e la Fondazione Musei civici, che gestisce anche il Ducale, dovrà indire una nuova gara. La cooperativa in questione, che fornisce il personale di guardiania, ha una cinquantina di dipendenti, poi ci sono poco meno di una decina di dipendenti della Fondazione, quindi quattro che gestiscono il bar, infine le guardie giurate che controllano durante la notte. Complessivamente una settantina di persone lavorano all’interno del museo.

Purtroppo non ci sono telecamere che inquadrano il grande cortile e, di conseguenza, non esiste alcuna ripresa. Anche per questo gli investigatori ritengono che chi ha gettato i due oggetti in primo luogo lo abbia fatto intenzionalmente e in secondo luogo sapendo che non sarebbe stato inquadrato da alcun obiettivo. E se davvero si tratta di un interno avrebbe agito per vendicarsi di qualche altro: di un capo, di un collega, forse neppure immaginando il caso che ha creato, ma sapendo che non sarebbe mancata l’attenzione mediatica a causa del clima creato anche in Italia dagli attentati di Parigi e di Bruxelles.Da ricordare, tra l’altro, che a Palazzo Ducale è stato ospitato l’incontro bilaterale tra il capo del governo italiano Matteo Renzi e il presidente francese François Hollande e in quell’occasione i controlli sono stati capillari e quasi ossessivi.

Due involucri sospetti nel cortile di Palazzo Ducale: allarme rientrato a Venezia
Uno dei due ordigni al piano terra di Palazzo Ducale (foto Interpress)

All’interno del palazzo che ospitava i dogi esiste più di un laboratorio dal quale potrebbero provenire sia i cristalli di quarzo contenuti all’interno degli involucri sia la carta macchiata di ruggine e di rosso, più probabilmente pigmento rosso che sangue. Si tratta di materiale, quarzi, carta sporcata di ruggine e pigmento, facilmente rintracciabile nei laboratori interni, visto che si tratta di luoghi che ospitano coloro che restaurano i mosaici e i pavimenti alla veneziana, che esistono in gran quantità all’interno del Ducale.

Questo è un altro motivo che porta gli inquirenti a ritenere che sia stato un interno a lasciare i due involucri. Certo non viene escluso a priori che possa essere stato un visitatore in vena di compiere una vera e propria goliardata. Prima di uscire, all’orario di chiusura intorno alle 19, passando accanto ai due pozzi potrebbe aver gettato i due oggetti all’interno - sono stati trovati appoggiati alle grate che impediscono a possibili rifiuti di cadere in fondo ai pozzi - e nessuno fino al mattino dopo si è peritato di controllare affacciandosi all’orlo della cavità per dare un’occhiata se anche là fosse tutto a posto. Ma perché un visitatore avrebbe dovuto trascinare con sè quegli oggetti nella borsa, sapendo poi che zaini e borse vengono controllati all’ingresso del museo, a Venezia e in tutte le città d’arte?

Chi ha lasciato gli involucri voleva spaventare

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