Alla Punta della Dogana arriva lo "Stato padre"

La nuova statua di il tedesco Thomas Schutte dialogherà con il tanto criticato "ragazzo con la rana"
L’opera che Thomas Schutte ha chiamato «Vater Staat», ovvero la personificazione dello Stato
L’opera che Thomas Schutte ha chiamato «Vater Staat», ovvero la personificazione dello Stato
VENEZIA.
Vento o bonaccia poco importa. La statua della Fortuna, dall'alto della sfera di bronzo dorata, ringrazia Punta della Dogana, quantomeno per averla ripopolata come ai tempi dei commerci, quando il via vai era di casa. Dopo secoli e secoli in completa solitudine a indicare sola soletta l'aria che tira l'arrivo di un ragazzo con la rana non era di certo da snobbare.


Comunque, a chiunque ancora non andasse a genio il fanciullo, è consigliato tentare di conciliarsi con il contemporaneo perché la rana, oggetto di mille polemiche tra chi la preferiva al centenario lampione e chi le voltava le spalle disgustato, da là non si sposta. Inoltre, ad accogliere il visitatore del Centro di Arte Contemporanea di Francois Pinault si è posizionato un nuovo interlocutore, che ha molto da dire. L'ultimo arrivato, con un posto speciale tutto per sé proprio all'ingresso della collezione, è alto quasi quattro metri, pesa 700 chili, è fatto di bronzo e si chiama Vater Staat.


Il suo creatore è il tedesco Thomas Schutte, classe 1954, allievo di Gerard Richter e Leone d'Oro alla Biennale di Venezia del 2005. L'artista, le cui opere sono esposte dal Moma di New York al Re¯na Sofia di Madrid, non ama parlare di sé e tanto meno apparire, preferisce insomma che lo spettatore viva le sue sculture senza essere contagiato da definizioni o teorie. In attesa dell'apertura della mostra, domenica 10 aprile, intitolata "Elogio del dubbio", la curatrice Caroline Bourgeois introduce l'opera: "La statua di Thomas Schutte dialoga con quella di Charles Ray.


Entrambe sono due statue di proporzioni monumentali che fanno pensare alla rappresentazione di personaggi storici o importanti, ma sono l'inverso. Il ragazzo con la rana guarda in basso, quasi come se la gioventù fosse trattenuta, e il "padre - stato" che dovrebbe proteggere è chiuso in se stesso".


A prima vista Vater Staat è infatti un uomo imponente, la cui presenza scenica reclama solennità e rispetto, ma poi alcuni particolari ne svelano l'assoluta fragilità, nascosta tra le pieghe di un fiocco annodato sul bavero di un costume signorile, ma anche infantile. Ci si accorge che quel gigante ha di libero soltanto lo sguardo che muta a seconda di come la luce lo illumina e che, per qualche motivo a noi umani sconosciuto, rimane elegantemente imprigionato in quel corpo che pare prendere forma dalle fibre di un tronco d'albero. «La statua di Schutte - prosegue la curatrice - ha qualcosa di espressionista, è come se l'artista riuscisse a rappresentare delle figure in procinto di diventare altro. Lo sguardo della statua è la distanza che l'artista interpone sempre tra il soggetto e il mondo, che si tratti di politica o di altri argomenti. Trovo che le opere dell'artista esprimano il tema della mostra, per questo ce ne saranno delle altre all'interno».


Martin Bethenod, direttore di Punta della Dogana e di Palazzo Grassi, sottolinea la scelta di porre la statua fuori degli spazi museali come gesto di apertura verso la città, confermato anche dall'iniziativa di aprire domenica le porte gratuitamente al pubblico residente.


Prima dell'inaugurazione ufficiale si attendono nel luminoso palazzo ospiti e collezionisti da tutto il mondo e anche personaggi glamour come l'Alberta Ferretti e la Franca Sozzani, direttrice di Vogue, il tutto alla presenza di Francois Pinault e della consorte Marie Yvonne, e col beneplacito della Fortuna.

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