Alla Fenice la prima di “Hotel Europe” di Henri-Levy
VENEZIA. Dopo l'anteprima del 27 giugno a Sarajevo sarà il Teatro La Fenice di Venezia a ospitare, l'11 luglio (giorno del massacro di Srebrenica) “Hotel Europe”. Il dramma in cinque atti del filosofo Bernard-Henri Levy è stato presentato questa mattina, alla presenza dell'autore. La rappresentazione di 'Hotel Europè, pensato per Jacques Weber, uno dei più celebrati attori francesi contemporanei, e la cui regia è affidata al regista bosniaco Dino Mustafic, è inserita all'interno della seconda edizione del festival 'Lo spirito della musica di Venezià, organizzato dalla Fondazione 'Teatro La Fenicè dal 27 giugno al 12 agosto.
«Questo testo - ha spiegato il sovrintendente del Teatro La Fenice, Cristiano Chiarot - è consono all'idea del festival: creare attorno alla musica i presupposti per la possibilità di un dialogo. Un festival che guarda al passato per leggere il presente e cercare di creare momenti di dialogo per il futuro, territori di incontro tra culture vicine, come tradizione nella storia di Venezia». «Io - ha detto l'autore, cittadino onorario della capitale serba - sono stato testimone di un crimine contro lo spirito: l'incendio della biblioteca di Sarajevo. Una delle immagini più indimenticabili e peggiori della mia vita, che mi ha fatto capire che il peggio stava accadendo. Fare entrare Sarajevo e la Bosnia in Europa è quindi un dovere e un debito che abbiamo: sarebbe bello e naturale che questo processo partisse da Venezia venerdì, con quella che, nella mia mente, non deve essere solo una rappresentazione teatrale, sperando di essere all'altezza, non venendo spesso rappresentata qui un'opera di prosa».
«Quando mi proposero - ha proseguito Levy - di dare alla Fenice la prima mondiale di una mia opera, pensavo ad uno scherzo, perchè era il realizzarsi di un mio sogno da bambino. Ho sempre sognato che si potesse dire di me: 'scrittore europeo di origine francese, cittadino di Venezià». Il dramma, in francese con sopratitoli in italiano, racconta la storia di un uomo, profondamente europeo nel cuore e nello spirito, che fatica a realizzare un discorso sull'Europa, chiuso in una camera a Sarajevo a cent'anni dal primo conflitto mondiale e a venti dalla guerra dell'ex Jugoslavia.
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