«Alla Croce Rossa portate solo veri profughi»

Daniele Bison contesta le nazionalità degli ospiti del centro: «Molti da Paesi non in guerra»
MORSEGO FG COMPONENENTI GIUNTA JESOLO ..DANIELE BISON MORSEGO FOTO MANCANTI (E COMPRESE) NEL SERVIZIO 27/06/07
MORSEGO FG COMPONENENTI GIUNTA JESOLO ..DANIELE BISON MORSEGO FOTO MANCANTI (E COMPRESE) NEL SERVIZIO 27/06/07

JESOLO. Lista degli ospiti alla croce rossa, il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, ha ricevuto dalla direzione della Croce rossa italiana l’elenco delle nazionalità dei 96 profughi che sono attualmente ospitati nella struttura di via Levantina gestita dalla Cri. Una richiesta formulata a suo tempo dal consigliere Daniele Bison.

Questa la lista per nazionalità: Afghanistan5, Bangladesh12, Burkina Faso2, Costa D’Avorio3, Eritrea1, Filippine1, Gambia4, Ghana6, Guinea Bissau1, Nigeria11, Pakistan24, Repubblica del Congo1, Senegal22, Somalia2, Togo1. Inevitabili i nuovi attacchi dall’opposizione che da mesi denuncia il fatto che non siano tutti profughi da Paesi in guerra quelli nella struttura. È anche vero che si tratta però di paesi ad alto rischio per quanto riguarda i diritti umani.

«Ho dovuto scrivere quattro volte», dice Bison, «mi è arrivata una lettera generica tramite il Comune e adesso abbiamo la lista. La tesi che ho sempre sostenuto è che su 96 migranti, il 90 per cento non proviene da zone di guerra. Cosa ci fanno 24 pakistani, 22 senegalesi, 12 del Bangladesh, e 11 nigeriani, che in fondo soffrono per Boko Haram solo in una regione e comunque per un gruppo di terroristi. Ci sono solo gli eritrei e due somali in paesi in guerra. Questo è un albergo frontemare per chi non dovrebbe esserci».

«E allora», continua Bison, «portiamo almeno i siriani, visto che non ce n’è neanche uno. Con l’aggravante che sette sono stati denunciati dalle forze di polizia e non sappiamo che fine hanno fatto. Presi per spaccio, accattonaggio molesto, lavoro nero e vendita di merce contraffatta. Sono tutti uomini, giovani, tranne sole due donne. Troppe cose non tornano e noi vogliamo che ci sia una vera accoglienza per chi ha bisogno, non per fare cassa». (g.ca.)

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