Alla Bevilacqua La Masa prosciugate le risorse

Solo settemila euro l’anno per le mostre, tremila euro previsti dagli incassi. I dati sconfortanti del bilancio di previsione 2019 dell’istituzione artistica 

VENEZIA. È anche nei numeri, sconfortanti, il momento di difficoltà che vive la Fondazione Bevilacqua La Masa - gloriosa istituzione nata per promozionare i giovani artisti del Triveneto e ora controllata direttamente al Comune, che sta dando vita in questi giorni sul nostro giornale a un vivace dibattito sul suo possibile rilancio.

Lo ha aperto il professor Nico Stringa, docente di Storia dell’Arte Contemporanea a Ca’ Foscari che chiede una figura indipendente che faccia da supervisore dell’istituzione e una reale collaborazione con Accademia di Belle arti e università veneziane, a favore dei giovani artisti.



Lo ha proseguito l’architetto Giorgio Camuffo, che ne invoca un ruolo di sperimentazione e invita bruscamente presidente e Cda della Bevilacqua La Masa a farsi da parte se non è in grado di dare nuovo impulso a un’istituzione artistica con pochi soldi e in palese difficoltà.

Ma c’è anche chi difende la nuova gestione come Giovanni Granzotto, curatore di mostre - anche per la Bevilacqua - e presidente dell’Archivio Storico degli Artisti Veneti, che apprezza la svolta di impostazione manageriale-culturale imposta dal nuovo presidente Bruno Bernardi, economista cafoscarino.

Ma, al di là del dibattito, ci sono appunto i numeri dell’istituzione, contenuti nel bilancio di previsione 2019 della fondazione, che fanno riflettere. Per l’organizzazione di mostre e eventi, compresa la Collettiva annuale dei giovani artisti e la gestione dell’atelier, in bilancio quest’anno ci sono settemila euro, circa un terzo di quando è previsto per curatori e consulenti (19 mila euro). Una spesa necessaria anche perché, diversamente dal passato, la Bevilacqua La Masa non abbia più un presidente che sia anche un curatore o critico d’arte e possa seguire quindi direttamente la programmazione. Bernardi, valido economista cafoscarino, cerca anche per formazione di lavorare maggiormente sul rapporto con le imprese e le istituzioni. Ancora un po’ ambiguo quello con gallerie private che rischiano di approfittare della debolezza economica dell’istituzione.La previsione di entrata per la vendite dei biglietti e dei cataloghi delle mostre è di tremila euro per tutto l’anno.

Cifre irrisorie che fanno capire anche le difficoltà economiche in cui si dibatte l’istituzione, che ha già il problema di riuscire a tenere aperte le sedi di Piazza san Marco e Palazzetto Tito.

Il grosso delle entrate, circa 440 mila euro arrivano dal Comune che contribuisce alle spese del personale e trasferisce 185 mila euro per le spese correnti. Minimo il contributo dei privati, per cui sono inseriti in bilancio 30 mila euro. Per promozionare l’attività dei giovani artisti - al di là della messa a disposizione di alcuni studi e della canonica Collettiva - in pratica non c’è nulla. Nel programma espositivo del 2019 ci sono pertanto mostre quasi tutte «appaltate» all’esterno, perché non ci sono risorse di produrne di proprie. Dalla collettiva dedicati ai fotografi dello storico circolo fotografico «La Gondola» della Giudecca, a una fiera per l’infanzia con l’associazione Barchetta Blu. A tre personali di artisti storicizzati come Ennio Finzi, Omar Galliani e Franco Cimitan, anch’esse di fatto ospitate. Accanto alla tradizionale mostra degli artisti degli atelier della Bevilacqua, prevista inoltre una mostra sui vetri dell’azienda vetraria muranese. —


 

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