«Alessio ci ricorda il valore della vita»
NOALE. Forse ci sarebbe voluta un’altra chiesa per contenere tutte quelle persone venute a Noale per salutare Alessio Bertoldo e stare vicine alla sua famiglia. La storia di questo ragazzo di 14 anni, considerato un modello e sconfitto sabato scorso dalla leucemia scoperta un anno prima, ha toccato tutti, tanto da essere in almeno 800 dentro e fuori l’edificio religioso. «Sarai come una stella che brilla nella notte scura», ha detto al termine della cerimonia la cugina Giorgia, in uno dei tanti ricordi lasciati da parenti, amici, mondo dello sport, compagni di classe, rappresentanti del Comune, delle scuole medie di Noale, del liceo Scientifico Majorana-Corner di Mirano.
Alessio, oltre all’impegno scolastico, con profitto, abbinava la passione per il ciclismo, essendo stato un atleta del Gc Maerne-Olmo, il calcio e l’attività in parrocchia. Dava una mano alla Sagretta dell’Assunta di metà agosto, faceva il chierichetto, frequentava la catechesi e, ironia della sorte, un anno fa, di questi tempi viveva due situazioni: la cresima e la diagnosi della malattia.
Visibilmente commosso anche il parroco di Noale, don Antonio Mensi, che ha officiato il rito. «Era un soldato con l’armatura di Dio», ha detto con voce rotta durante l’omelia, «ma Alessio ha combattuto la malattia da uomo, senza piagnucolare. È vero, i medici non hanno saputo sconfiggere il male, Alessio, invece, lo ha fatto. Aiutava pure qui in chiesa durante le celebrazioni, faceva il chierichetto: diceva di aver sentito la chiamata per questo servizio. Nella lettera di avvicinamento alla cresima, scriveva di volersi avvicinare al Signore e cercava di comportarsi al meglio con tutti. Aveva una fede semplice e convinta. La più pure». Poi il sacerdote lancia un appello ai tanti ragazzi presenti: «Non sprecate la vostra vita, perché Alessio ci ricorda quanto sia preziosa. La sua era aperta agli altri».
I suoi amici chierichetti lo hanno voluto salutare in modo speciale. «Ogni volta che guarderemo al Cielo» dice un loro rappresentante «sapremo sei lì. Facci sentire la tua vicinanza e aiutaci a crescere».
E poi tanti i messaggi letti la fine da parenti e cugini; «sei un bellissimo angelo che ci osserva da lassù», «hai lasciato nei nostri cuori un segno indelebile», «starti vicino mi ha reso una persona migliore» ha detto uno zio. Ma non è finita, perché per i compagni di scuola Alessio era «un compagno speciale, intelligente, solare, sempre disposto ad ascoltare», per gli insegnanti della media “Giovanni Pascoli” aveva «dimostrato generosità verso gli altri e resterai sempre con noi», per finire con la dirigente del Majorana-Corner di Mirano, Carla Berto, che, pur non avendo trascorso un solo minuto in classe dato che studiava e veniva valutato a distanza a causa della malattia, si è detta riconoscente verso Alessio per il suo esempio dato.
Poi, quella bara bianca è uscita tra due ali di folla per l’abbraccio delle centinaia di presenti proseguito sino al cimitero di Noale.
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