Alessandra Poggiani, da Venis alla guida dell’Agenzia per l’Italia digitale

Scelta fra 150 candidati, la 43enne manager romana è la direttrice della società informatica in house del comune di Venezia

VENEZIA. Da “Venis”, società in house del comune di Venezia, alla direzione dell’Agenzia per l’Italia digitale: grande promozione per Alessandra Poggiani, giovane e talentuosa manager. Manca solo l'annuncio ufficiale, atteso per il Consiglio dei ministri previsto per giovedì. Scelta tra oltre 150 candidati, la Poggiani era salita alla ribalta della cronaca durante le vicende dello "Storacegate", la vicenda dell'accesso abusivo all'anagrafe del Comune di Roma perpetrato dagli uffici di Laziomatica mentre Storace era presidente della Regione Lazio. Lei era responsabile della Comunicazione proprio della società di informatica della Regione. Fu in grado di gestire con efficacia quel momento difficile (Storace è stato prosciolto da ogni accusa solo di recente) e di rilanciare Laziomatica assumendone la direzione e a cui cambiò il nome in Lazio Informatica (LaIt), ombrello sotto il quale nel 2007 fece incontrare a Roma nello spazio dell'Ara Pacis, i più grandi progettisti di software al mondo: Bruce Perens, il padre dell'open source e Richard Stallman, l'inventore del free software.

Un denso curriculum alle spalle, Alessandra Poggiani, romana classe 1971, si è laureata in Scienze della Comunicazione e Studi Culturali a Londra nel 1995 e ha successivamente ricoperto ruoli di prestigio come esperta di marketing e comunicazione. Prima al Wwf, poi presso l'Enel con Mario Dal Cò, poi consulente di Reti, la società di scouting politico di Massimo Micucci e Claudio Velardi ai tempi d'oro di D'Alema, per diventare professore incaricato presso diverse università come la Sapienza di Roma dove ha collaborato con il Cattid, centro per le applicazioni digitali e televisive, fino alla sua chiusura.

Globetrotter per indole, targata Pd, ulivista da sempre, con buone entrature e antiche amicizie nel partito, candidata alle parlamentarie democratiche a Roma, ha maturato negli anni una certa competenza nelle politiche digitali e ha sempre manifestato un particolare talento nello scegliere i collaboratori.

Il suo non sarà un lavoro facile. Intanto dovrà riorganizzare tutta l'Agenzia per dare un segno di discontinuità rispetto alla gestione precedenti, dovrà "maneggiare" con accortezza i 4,4 miliardi di euro di gare che ricadono sotto la competenza dell'Agid (con tanto di regole tecniche, capitolati, pareri e controlli), verificare l'attuazione di alcune importanti riforme come la fatturazione elettronica digitale, il sistema pubblico di identità digitale da poco partito (nella versione sbagliata) per Bruxelles, ma soprattutto "vigilare" sulla gara SPC, quel famoso Sistema Pubblico di Connettività che dovrà collegare i gangli vitali della macchina amministrativa pubblica digitale. La gara, disegnata dall'Agenzia per l'Italia Digitale e bandita da Consip (valore di base d'asta 2,4 miliardi ma affidata con un ribasso d'asta del 90%) e non ancora conclusa, rischia qualche imbarazzo quando qualcuno si accorgerà che l'affidamento prevede di portare la fibra ottica solo nei capoluoghi di provincia e nelle grandi città già servite, mentre per gli altri comuni la massima velocità prevista è di 4 mega.

(tratto da Repubblica.it»

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