Alem: "Un onore essere diventato cittadino italiano"

Oggi la cerimonia per il ragazzino afgano che era stato abbandonato lungo l'A4 a San Donà dopo una viaggio di migliaia di chilometri per scappare dai talebani e dalla guerra
Alem Saidy con la famiglia Gianni, l'agente Xais e gli amici alla cerimonia in municipio (foto Tommasella)
Alem Saidy con la famiglia Gianni, l'agente Xais e gli amici alla cerimonia in municipio (foto Tommasella)
MUSILE. Finalmente italiano dopo una lunga e avventurosa odissea. Ieri mattina nel municipio di Musile, davanti al sindaco Silvia Susanna, Alem Saidy, ormai 25enne di origine afgana, è diventato cittadino italiano.
 
 Alem, con il padre adottivo di San Donà Gianpaolo Gianni, ha scritto un libro sulla sua incredibile storia dal titolo “Fino alla vita”. Ancora bambino è fuggito dal suo Paese dilaniato dalla guerra e la povertà. Una viaggio della speranza durato anni  irto di pericoli e violenze subite, fame e stenti attraverso Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e Italia. 
 
Lo scaricarono quindicenne nel 2007 da un furgone lungo l’autostrada vicino a San Donà. Un poliziotto della stradale, Pierluigi Xais, lo aveva trovato infreddolito e terrorizzato. Ieri a Musile c’era anche lui alla cerimonia. 
 
La questura, nel 2008, anno del suo rocambolesco arrivo in Italia, stabilì con un esame radiologico, che fosse nato nel 1992 perché il giovane non sapeva neppure la sua data di nascita.
 
Adottato da Gianpaolo e Maria Pia Gianni, con i loro tre figli, Alem è cresciuto a San Donà e ha iniziato una nuova vita. L’adolescenza non è stata facile, come per molti ragazzini stranieri,  e Alem dovette subire anche una violenta aggressione da alcuni ragazzi perché aveva denunciato violenze e razzismo in un’azienda presso cui lavorava a suo tempo. 
 
Oggi abita a Musile, lavora alla Ondulkart di Cessalto dove è amato da tutti. «Per me è un grande onore diventare cittadino italiano», ha detto davanti al sindaco Susanna anche lei emozionata, «questo Paese mi ha accolto, ho trovato una famiglia bellissima che mi vuole bene e tanti amici. Era giusto che diventassi un cittadino italiano perché adesso è qui la mia vita e il mio futuro».
 
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