Alcoa, trattativa aperta per evitare i tagli di salario

Negoziato avviato nella sede di Confindustria, continuerà con due incontri tecnici L’obiettivo è migliorare l’organizzazione del lavoro e ridurre i costi di produzione
Di Gianni Favarato

Non c’è ancora l’accordo ma sindacati dei lavoratori e direzione dell’Alcoa di Fusina continueranno a trattare per arrivare possibilmente ad un’intesa condivisa prima del 10 marzo prossimo, data in cui scatterà, altrimenti, la disdetta degli accordi salariali di secondo livello da parte dell’azienda con un taglio in busta paga per i lavoratori che può arrivare a quasi 500 euro al mese.

Ieri la trattativa nella sede di Confindustria Venezia tra direzione aziendale e rappresentanti dei lavoratori (Rsu e sindacati territoriali dei metalmeccanici di Cgil, Cisl, Uil), avviata dopo le prime due ore di sciopero effettuate dai circa 300 dipendenti del Laminatoio di Fusina della multinazionale americana, si è conclusa in serata con l’impegno delle parti di ritrovarsi entro fine febbraio e ai primi di marzo. I rappresentanti dei lavoratori hanno respinto, ancora una volta, la decisione di disdettare gli accordi aziendali presa «unilateralmente» dall’azienda «con la scusa di recuperare il passivo di bilancio, che finirebbe per far pagare ai lavoratori, con un taglio drastico del loro salario, i maggiori costi aziendali determinati da inefficienze e cattiva organizzazione del lavoro nei reparti». Nei prossimi due incontri di carattere tecnico, l’azienda ha accettato di discutere dell’organizzazione dei turni di lavoro, delle pause mensa e di cambio tuta, con l’intento di individuare inefficienze e disorganizzazioni «per ridurre i costi di produzione» e di conseguenza raggiungere il pareggio di bilancio ed evitare che la sede centrale di Alcoa decida di delocalizzare in altre parti del mondo l’attività del Laminatoio di Fusina.

Dal canto suo, Alcoa ha diffuso una nota stampa in cui spiega che l’incontro è avvenuto ieri «nell’ambito del processo in atto volto a identificare misure idonee a migliorare le prestazioni complessive delle attività e rimodulare gli accordi di secondo livello disdettati».

«Nonostante gli sforzi compiuti finora dal team di Fusina», continua il comunicato stampa dell’azienda, «le condizioni globali del mercato dei laminati e la situazione economica generale continuano ad essere sempre più difficili per il business ed è quindi necessario affrontarle. Il processo per discutere le misure appropriate è stato avviato e verrà attuato attraverso una serie di incontri formali che dovranno concludersi entro il mese di marzo 2014. Per il momento, finché sarà in corso il processo di consultazione, la nostra società non procederà con la applicazione della cessazione degli accordi di secondo livello disdettati poiché fiduciosa che si riesca a trovare una soluzione adeguata nell'interesse di tutti».

Con queste premesse anche le organizzazioni sindacali territoriali e i delegati della Rsu hanno accettato di continuare il negoziato nella speranza di evitare l’annunciato taglio del salario e avviare, invece, un recupero di «produttività interna» senza conseguenza su l reddito dei lavoratori.

La multinazionale americana Alcoa (Aluminum Company of America) è il terzo gruppo mondiale - un colosso da 61 mila dipendenti (dati del 2011) con stabilimenti in tutto il mondo, 25 miliardi di dollari di fatturato annuo e 614 milioni di utili - ed è subentrata nel 1995, pagando 450 miliardi di lire (220 milioni di euro) allo Stato italiano nella proprietà e gestione degli stabilimenti della Efim in liquidazione (ex Alumix) presenti in varie regioni con migliaia di dipendenti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia