Alberto, dalla finanza a Lugano ai campi del Salese per i peperoncini della nonna

Alberto De Iasio, 32 anni, ha lasciato la Svizzera per Santa Maria di Sala.

«Li coltivo a mano e li metto sott’olio per salvare la vecchia ricetta di famiglia»

Carlo Mion
Alberto De Iasio, giovane imprenditore di Coldiretti che ha lasciato un lavoro in Svizzera per tornare nel Salese e dare vita all’azienda “Rosso Peperino” per la coltivazione e la preparazione di peperoncini sott’olio secondo un’antica ricetta
Alberto De Iasio, giovane imprenditore di Coldiretti che ha lasciato un lavoro in Svizzera per tornare nel Salese e dare vita all’azienda “Rosso Peperino” per la coltivazione e la preparazione di peperoncini sott’olio secondo un’antica ricetta

SANTA MARIA DI SALA. Da operatore finanziario nel Paese degli gnomi banchieri a custode dell’antica ricetta di famiglia per conservare i peperoncini sott’olio.

È la storia di Alberto De Iasio, giovane di Coldiretti Venezia. Trentadue anni, di Santa Maria di Sala, laureato in Economia e Finanza, durante il lockdown decide di lasciare il suo lavoro in una multinazionale a Lugano, in Svizzera. Un lavoro che lo vedeva impegnato nella gestione patrimoniale della società in cui aveva già lavorato durante uno stage.

Alberto decide di cambiare vita e ritorna nel Miranese, da dove era partito. Qui vive la sua famiglia. Ma non ritorna senza idee: prima di dire basta con la finanza, ha valutato bene le prospettive.

Studia a tavolino soprattutto la possibilità di sviluppare la coltivazione di peperoncini che il padre, ex militare della Guardia di Finanza, ha avviato a livello amatoriale in un suo appezzamento di terra.

Alberto coinvolge anche la fidanzata nel progetto perché c’è da curare l’aspetto del marketing. E poi c’è il padre da cui apprendere i segreti della terra. Si parte da quattrocento metri quadri per poi arrivare a due ettari.

Nasce così “Rosso Peperino”, la sfida di Alberto. «Siamo di origini beneventane. Tutto ebbe inizio da un’antica ricetta di famiglia custodita con cura e tramandata di generazione in generazione. A custodirla per noi è stata mia nonna».

«Amici e parenti, entusiasti di poter gustare questa antica ricetta, ci hanno spinti a trasformare questa produzione casalinga in una vera e propria attività», spiega Alberto.

Dopo mesi e mesi di tentativi, trascorsi ad assaggiare centinaia di varietà di peperoncini provenienti da ogni parte del mondo, Alberto e il padre hanno selezionato cinque varietà che garantiscono il giusto bilanciamento tra piccantezza e gusto, senza alterare i sapori delle pietanze. Tra questi c’è anche il tipo di peperoncino che la famiglia coltivava da sempre nel Beneventano.

Spiega Alberto: «Non tutti i peperoncini possiedono quella piccantezza gustosa in grado di arricchire ogni piatto senza incappare in retrogusti amarognoli o piccantezze esagerate. Nella ricerca di un gusto più ricco e bilanciato, abbiamo rivisitato e arricchito l’antica ricetta con spezie».

Il peperoncino viene tagliato a rondelle e messo in olio extravergine biologico. Fin qui quello che si può conoscere.

«Quando abbiamo deciso di iniziare, abbiamo preso una decisione per noi importante: avremo lavorato artigianalmente ogni vasetto, in maniera sostenibile e attenta all’ambiente, perché quando le cose si fanno con amore anche la vita ha un sapore diverso», continua il giovane.

«Per questo motivo coltiviamo tutto a mano, prendendoci cura di ogni piantina dalla semina al raccolto, proprio come una volta. Non abbiamo bisogno di pesticidi o altre sostanze chimiche: la natura ci dà già tutto quello che ci serve e che non rischia di alterare il gusto naturale del nostro prodotto. La raccolta viene effettuata al mattino ed entro sera i peperoncini sono già in olio nei vasetti per preservarne la freschezza».

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