Il comandante Actv dopo l’incidente a Sant’Elena: «Servono regole chiare»

L’analisi di Alberto Cancian, segretario Usb: «Una volta c’erano corsie riservate, indicate con le boe. Oggi neppure le luci»

Giacomo Costa
La motonave Osvaldo, che ha colpito la fiancata di un battello Actv a Sant’Elena
La motonave Osvaldo, che ha colpito la fiancata di un battello Actv a Sant’Elena

«Servono regole certe, ben definite. Negli anni ’70 e ’80 proprio a Sant’Elena e ai Giardini si vedevano ancora le boe che indicavano le corsie riservate, quelle per il trasporto pubblico, diverse da quelle per i trasporti privati e da quelle per i diportisti. Se fosse ancora così l’incidente di sabato non si sarebbe mai verificato».

Alberto Cancian, segretario Usb, parla dall’alto di 26 anni di esperienza al timone dei vaporetti dell’azienda pubblica, a cui si aggiungono altri dieci anni in servizio come marinaio, prima di passare in cabina.

La sua analisi non guarda solo all’episodio di due giorni fa («Su quello c’è un’indagine in corso, dovrà chiarire le responsabilità la capitaneria») ma si estende a tutta la navigazione lagunare, con le sue difficoltà più volte denunciate.

«È vero che il trasporto pubblico ha la precedenza, ma è altrettanto vero che non si tagliano le rotte altrui a prua, ecco perché le corsie riservate risolverebbero molti problemi. Sabato, poi, la motonave Osvaldo avrebbe potuto navigare più al largo, avendo un suo percorso definito: aveva già sbarcato i passeggeri e procedeva verso punta Sabbioni», ricorda Cancian. «Il vaporetto di linea 1, invece, era probabilmente già in manovra di atterraggio verso il pontile di Sant’Elena: i battelli di quel tipo sono pesanti, pescano molto, devono cominciare l’operazione 50, 70 metri in anticipo, specie in punto molto esposto come quello, mettendo in folle e compensando l’abbrivio con la retromarcia e, soprattutto, cercando di scongiurare la cavitazione dell’elica, che renderebbe meno efficace la manovra. Insomma, è possibile che l’equipaggio non abbia visto il lancione arrivare: era occupato, aveva tanto a cui pensare, compresa la marea crescente in poppa, a quell’ora».

E, anche se non tutti riguardano il caso dello schianto di sabato, i problemi in laguna sono molteplici: «Quando si fa buio l’illuminazione è scarsa», insiste Cancian, «Soprattutto poi c’è scarsa conoscenza dei sistemi che regolano la navigazione, a cominciare dalla numerazione dei pali. Ecco perché servirebbero delle ore dedicate nelle scuole, non solo del centro storico ma di tutta la gronda lagunare, visto che in estate, la domenica, i diportisti arrivano da tutta la provincia». In questo il sindacalista si dice d’accordo con l’assessore Michele Zuin, che di recente proponeva esattamente questo tipo di educazione civica negli istituti veneziani. «L’ideale sarebbe costituire una sorta di osservatorio permanente, con anche uno specchio d’acqua dove insegnare. Penso a luoghi in disuso, come Poveglia o forte Sant’Andrea, che potrebbero essere così riqualificati e messi al servizio di tutti».

Cancian ne fa anche un tema sindacale: «Ogni giorno noi in Actv più che fare trasporto pubblico lavoriamo per evitare sinistri. E, in queste condizioni, si spiega anche la carenza di personale: fatti come quello di sabato convincono i giovani che non valga la pena passare in cabina, troppi rischi, troppe responsabilità e quasi la stessa retribuzione, visto che un marinaio ha l’indennità biglietti. Servono risorse maggiori, anche perché dal 2026 ci sarà invece un taglio importante dei finanziamenti statali».

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