Albergatori e balneari sul Vgate: «Non diventi merce di scambio»

Chioggia, le categorie sollecitano il sindaco a una presa di posizione dura contro l’opera. Le precondizioni per il via libera sono nuova ferrovia e Romea commerciale  

CHIOGGIA. Forti preoccupazioni in città per i piccoli passi in avanti che sta compiendo a Roma il progetto del porto d’altura VGate. L’audizione dei vertici della società, avvenuta qualche giorno fa al ministero dell’Ambiente in vista dell’avvio della Valutazione di impatto ambientale (Via), fa tremare le categorie turistiche, nettamente contrarie all’opera, che temono possa diventare “un nuovo gpl”. . A spaventare anche la possibile merce di scambio con nuove infrastrutture viarie (Romea e ferrovia), insistentemente chieste da Comune e Città metropolitana come conditio sine qua non per valutare la fattibilità del porto. Nulla è stato ancora deciso e tutti ribadiscono che il progetto è alla fase di scoping, ovvero di raccolta degli “umori” in vista della Via, ma già il fatto che a Roma se ne parli spaventa.

«Siamo molto preoccupati», spiega il presidente degli albergatori, Giuliano Boscolo Cegion, «avremmo preferito che il Comune inviasse al ministero una nota in cui prendeva una posizione chiara contro il progetto. Invitiamo il sindaco Alessandro Ferro a farlo ora, in modo netto e senza esitazioni, per non ritrovarci a subire decisioni calate dall’alto come nel caso del deposito gpl».

Al momento il Comune non ha espresso un parere inviando al ministero, così come era stato chiesto, un documento con richieste di approfondimenti in vista della Via. Il documento, discusso per quattro ore nel Consiglio comunale di fine gennaio, mantiene una posizione possibilista e chiede approfondimenti sulle ricadute ambientali, economiche e fisiche, riservandosi di esprimere un giudizio nel merito solo dopo risposte tecniche precise.

Il documento pone anche tre precondizioni per procedere nell’eventuale vaglio del progetto: nuove infrastrutture (Romea commerciale, ferrovia); opere di mitigazione consistenti; ampliamento del progetto inserendo la crocieristica o il mercato ittico. E proprio le tre richieste, ribadite nel caso della Romea commerciale anche dalla Città metropolitana, fanno spaventare ancor di più le categorie che temono che ci possa essere una trattativa sulla merce di scambio.

«Il fatto che non ci sia una presa di posizione netta contro questa ipotesi scellerata», spiega il presidente dei balneari Ascot, Giorgio Bellemo, «non può non preoccuparci tanto più che è notizia di questi giorni la costituenda Zes e gli accordi commerciali con la Cina… Siamo stati anni a aspettare un ponte, che ponte non è perché si tratta di difesa dal cuneo salino, siamo stati anni a attendere norme attente alle dinamiche imprenditoriali che diano possibilità di sviluppo al turismo che non vengono mai votate… Come non pensare che ci sia già un accordo? Triplicheremo la Romea? Avremo nuove linee ferroviarie? Ci sembra un film già visto e questo ci spaventa».

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