"Al Rifugio Arca c'erano cani denutriti e ammalati": l'Enpa in Procura
MUSILE. Laura, raccontano i volontari, era zoppa e con un’ernia inguinale. Ha rischiato di morire. Teo e Sam avevano problemi tali ai denti che gliene hanno dovuti asportare diversi. Rodos e Samos erano positivi alla filaria, Ivan aveva un legamento rotto. Poi c’erano cani denutriti, disidratati, altri con l’otite o con la dermatite sulla pelle. Da ieri la situazione di alcuni ex ospiti a quattrozampe del Rifugio “L’Arca” di Musile è all’attenzione della Procura della Repubblica. L’Enpa di Treviso, che ha preso in affido una cinquantina di bestiole, ha presentato un esposto di 102 pagine. «Siamo felicissimi di aver dato una seconda vita ad oltre una cinquantina di poveri cani per troppo tempo abbandonati a loro stessi. Per noi è la vittoria più grande», spiega il presidente dell’Enpa Adriano De Stefano, «Tuttavia vista la tanta (troppa) sofferenza a cui sono stati costretti, era doveroso che tutti i dettagli della cronistoria sul comportamento degli ex gestori arrivasse all’autorità giudiziaria affinché possa verificare se ai poveri animali è stato negato qualcosa, come noi crediamo».
Tutto nasce nel 2016 quando le amministrazioni comunali di San Donà, Jesolo e Ceggia, che al tempo erano convenzionate per la custodia dei cani randagi con “L’Arca”, avevano preso contatto con l’Enpa di Treviso, che gestisce il “Rifugio del Cane” a Ponzano Veneto, per conoscere l’esperienza trevigiana. In particolare i Comuni lamentavano a loro dire una politica delle adozioni scarna, con il risultato che crescevano a dismisura le spese per il mantenimento degli ospite che gravavano sulle casse comunali. E così i tre Comuni avevano deciso di aderire al Consorzio dei Comuni della Marca Trevigiana, con il conseguente trasferimento dei cani. «Tantissimi avevano paura dell’uomo, manifestavano segni di aggressività da paura», spiega De Stefano, «Dopo il trasferimento, tutti i cani erano stati visitati da un veterinario che aveva riscontrato su molti di loro diversi problemi sanitari, anche pregressi. Diversi cani erano stati rasati a zero poiché il pelo era così infeltrito da aver formato una fitta coltre che nascondeva gravi dermatiti». Grazie al lavoro di volontari, veterinari ed educatori cinofili, le bestiole sono state recuperate. Spiega l’Enpa che «Tutti quei cani erano affidabili», snocciolando i numeri. Ad esempio San Donà era proprietario di 39 cani quando aveva lasciato “L’Arca”. Oggi 25 di loro hanno trovato famiglia, con una diminuzione dei costi del 65% per il Comune. «A distanza di oltre un anno e mezzo dal nostro intervento al Rifugio “L’Arca”», conclude De Stefano, «presentiamo alla Procura un esposto per informare su quanto è accaduto, in particolare su quanto poteva essere e non è stato fatto da parte degli allora gestori, tutto a scapito della salute e del benessere degli animali». —
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